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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2014 alle ore 06:40.

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LE POLEMICHE

La pubblicazione aumenta

il rischio di attentati contro

gli Stati Uniti. Dura reazione

dell’Agenzia: «Ricostruzione

solo parziale dei fatti»

WASHINGTON

Non era mai successo che la Cia fosse sotto attacco come lo è stata ieri al Senato americano: un rapporto devastante di 6mila pagine sugli abusi del post 11 settembre voluto dal Senatore democratico Diane Feinstein ha prodotto, dopo cinque anni di inchiesta e sei milioni di documenti visionati, tre filoni di accusa principali. Il primo: sono stati usati più volte metodi di tortura inaccettabili per l’etica americana. Il secondo: la Cia ha mentito al presidente degli Stati Uniti e al Congresso, ha negato che certi metodi fossero usati in modo sistematico. Il terzo è il più imbarazzante: questo tradimento dei principi etici americani non è servito a nulla. Non ha contribuito a difendere l’America dal pericolo di nuovi attacchi, né alla cattura di personaggi di spicco di Al Qaeda né, soprattutto, «alla cattura di Osama Bin Laden».

Un rapporto devastante che ha però diviso l’America fra innocentisti e colpevolisti nei confronti della Cia. Un rapporto che ha aumentato il rischio secondo lo stesso segretrio di Stato John Kerry, di «ritorsioni terroristiche contro di noi».

Come si diceva, le rivelazioni nel documento della Feinstein sono di vario genere. Il riferimento all’«inutilità» delle torture risponde a vecchie dichiarazioni del presidente George W. Bush e del vicepresidente Dick Cheney. Bush aveva negato che la Cia usasse «metodi inumani o illegali» e con Cheney sottolineava che furono anzi questi interrogatori iniziali ad aver portato, dopo anni, all’identificazione del rifugio e all’uccisione di Osama Bin Laden. «Posso capire l’impulso della Cia a usare ogni mezzo possibile per raccogliere intelligence e rimuovere terroristi dal campo di battaglia, anche per le pressioni dei politici e dell’opinione pubblica – ha detto ieri la Feinstein in un discorso appassionato al Senato – eppure queste paure, queste pressioni, queste attese per nuovi attacchi non giustificano, temperano o scusano azioni improprie di individui o organizzazioni nel nome della nostra sicurezza nazionale».

Gli esempi non mancano. Nel documento si smentiscono dichiarazioni della Cia in cui si negava che certe torture fossero usate in centri di detenzione segreti sparsi per il mondo, dall’Europa all’Asia. Due casi valgano per tutti. Il primo riguarda una prigione in Afghanistan chiamata “Salt Pit”, “pozza di sale”. La Cia ha sempre negato che in quella prigione segreta fossero stati usati metodi come il Waterboarding. Ma foto recuperate durante l’inchiesta mostrano invece secchi d’acqua e strumenti di tortura tipici del “waterboarding” proprio in quella prigione. Oppure c’è il caso di un centro di detenzione segreto in Tailandia: i metodi erano talmente violenti che alcuni agenti protestarono e in un paio di casi chiesero addirittura il trasferimento: «Erano torture umilianti e dolorosissime per noi prima che per i prigionieri» ha raccontato uno degli agenti.

Di casi di questo genere, dalla Romania a prigioni nel Golfo ce ne sono a decine. Ma invece di produrre unità d’intenti questo rapporto di ieri ha avvelenato ancora di più l’atmosfera a Washington. La Cia ha pubblicato un comunicato durissimo in cui si prende atto che certi errori sono stati commessi ma allo stesso tempo si sottolinea che la ricostruzione è «solo parziale» e certo non rappresenta la «versione ufficiale dei nostri programmi...Soprattutto dobbiamo mettere in dubbio un rapporto che denuncia l’integrità di un gran numero di agenti della Cia quando afferma nelle conclusioni che le valutazioni d’insieme dell’Agenzia era volontariamente falsate in uno sforzo calcolato di manipolare».

Le spaccature ci sono anche all’interno dell’amministrazione. Se il presidente Barack Obama ha apprezzato lo studio e il lavoro del Senato, come si è detto, il segretario di Stato Kerry ha preso un minimo di distanze, ha avvertito che la pubblicazione di questo rapporto potrebbe aumentare il rischio di attacchi terroristici e di propaganda antiamericana. Kerry ha personalmente chiamato la Feinstein per esprimerle le sue preoccupazioni alla vigilia della pubblicazione del rapporto. In campo repubblicano senatori come John McCain hanno apprezzato rivelazioni su metodi che alla fine non aiutano l’America, ma altri politici repubblicani hanno attaccato la Feinstein: «È l’ultimo atto di un Senato democratico che vuole imbarazzare un’amministrazione repubblicana che ha lavorato per proteggere il paese» ha detto ad esempio un aiuto del presidente della Camera John Bohener. Lo stesso Boehner e il futuro capo della maggioranza al Senato Mitch McConnell hanno criticato lo studio per aver, nelle parole di McConnel, «attaccato la reputazione di un’agenzia che lavorava con professionalità nell’interesse dell’America e del popolo americano».

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