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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2014 alle ore 12:59.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2014 alle ore 11:39.

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Cho Hyun-ah (Ap)Cho Hyun-ah (Ap)

I voli intercontinentali sono belli perché l'equipaggio di solito ti riempie di coccole. Più il volo è lungo, più aumentano le attenzioni. A parte le spartane compagnie in crisi di soldi e identità che fanno ormai lo stretto necessario, vi sono vettori che istruiscono hostess e steward affinché anche la classe turistica sia trattata col giusto riguardo. Un membro dell'equipaggio della Korean Air ha fatto quello che ogni passeggero medio si aspetta, è stato premuroso, ma ha sbagliato, e in prima classe: prima del decollo ha offerto uno snack, le noci di Macadamia. Questa insolita parola riempie oggi le cronache finanziarie di agenzie e giornali anglosassoni. Noccioline. Che son costate il posto alla vicepresidente della compagnia aerea, donna, quarantenne, figlia, Heather Cho (con annesso gioco di parole she's nuts, modo di dire che in inglese significa è impazzita; il Financial Times usa anche tantrum, capricci).

Il 5 dicembre, all'aeroporto John F. Kennedy di New York Heather Cho (nome in coreano Cho Hyun-ah) sale a bordo del volo 86 della Korean Air, compagnia aerea di cui è presidente suo padre, Cho Yang Ho. La tratta è New York-Seoul, l'Airbus 380, 250 passeggeri, 20 membri dell'equipaggio, è in moto da due minuti, ha percorso dieci metri, si prepara al decollo quando un membro dell'equipaggio offre noccioline alla boss comoda in prima classe. A questo punto la signora Cho ordina al capo dell'equipaggio di scendere subito dall'aereo, ragion per cui il bisonte dei cieli è costretto a tornare al gate (atterrerà a Seoul con 11 minuti di ritardo): qual è stato l'errore dello steward? Non aver seguito la policy della compagnia che prescrive di offrire lo snack solo se il passeggero lo chiede, secondo Cho. Soprattutto, lo steward ha offerto le noccioline non su un piatto, come è regola per la prima classe, ma dentro un più turistico sacchetto.

Violazione delle regole aziendali in ogni caso, così la manager giustifica il rimprovero e il conseguente sbarco forzato del capo cabina, secondo il rapporto ufficiale del vettore l'8 dicembre.

Fra l'altro Heather, laurea alla Cornell University, riteneva di ricoprire il ruolo giusto per una decisione simile perché era vicepresident con delega al cabin service. Sbaglio del dipendente, zelo della manager, alla fine ha pagato lei. Ieri si è dimessa: il padre, capo del board, in carcere per evasione fiscale nel 2000 assieme al padre e al fratello, ha accettato al volo la decisione. «Chiedo scusa a tutti i passeggeri e al pubblico per aver causato simile sconcerto e a tutti quelli che sono stati danneggiati dalle mie azioni» è la dichiarazione scritta della signora Cho. «Mi prendo la completa responsabilità di quello che è successo e mi dimetto da tutte le cariche».

In patria la cosa sta facendo rumore, monta l'indignazione, il quotidiano Dong-A Ilbo le ha dedicato un severo editoriale: l'episodio sarebbe un esempio dei «privilegi» che sentono di avere certe famiglie che guidano i grandi gruppi imprenditoriali e d'affari in Corea del Sud, la signora «ha perfino scavalcato il comandante che secondo le regole dell'aviazione civile in ogni parte del mondo ha l'ultima parola e decide tutto». L'episodio è ora oggetto di indagine delle autorità aeroportuali ma soprattutto ha accresciuto la rabbia e l'intolleranza dell'opinione pubblica sudcoreana verso le poche famiglie e gruppi di famiglie che controllano gli affari dell'intero Paese. Hanno un nome preciso, chaebol, i pochi grandi clan che hanno in mano l'economia sudcoreana grazie a finanziamenti governativi, lasca governance, tirchieria nella distribuzione dei dividendi. Tale casta finanziaria ha goduto di impunità per più gravi reati anche se le cose sembravano essere cambiate con il governo del presidente, Park Geun-hye. A poco poco la società sudcoreana sta cambiando, è in un'evoluzione: «La gente ha sempre vissuto con una certa frustrazione la situazione, una volta il pensiero dominante era che non si potesse imporre regole al chaebol senza mettere a rischio la nostra sopravvivenza e crescita» spiega a Reuters Shaun Cochran, capo della banca d'affari CLSA in Sud Corea.

I più critici non scommettono su un cambiamento culturale nel breve termine. Park Ju Gun, presidente di Ceoscore, società a guardia della correttezza delle aziende coreane, pensa che una volta che si saranno calmate le acque la nervosa Heather tornerà al suo posto. «Fin quando proprietà e management non saranno separate all'interno delle compagnie, queste cose accadranno» sostiene. Cho comunque non resta disoccupata, resta presidente del Kal Hotel Network Co, società che si occupa degli hotel della compagnia aerea, si dovrà dunque mettere ancora alla prova nel settore accoglienza. Nonostante il trambusto, la compagnia resta però sana: nel 2014 le azioni sono aumentate del 56 per cento e fino a ieri non hanno risentito delle polemiche, anzi hanno registrato un 5,6 per cento in più, il prezzo più alto da marzo 2013.


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