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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2014 alle ore 09:20.
TOKYO – Da oggi il Giappone – secondo alcuni analisti politici e organizzazioni della società civile – è un Paese un po' meno democratico, o comunque molto più esposto al rischio di una compressione degli spazi di espressione e d informazione sulla cosa pubblica. È infatti entrata in vigore la contestatissima legge che rafforza la tutela dei segreti di Stato, ampliandone il perimetro e rafforzando la repressione non solo nei confronti dei pubblici ufficiali che li rivelano, ma anche di chi concorre o istiga alla rivelazione, come i giornalisti.
Una legge fortemente voluta dal premier Shinzo Abe, che l'ha inquadrata in una riforma più complessiva (che ha creato un Consiglio per la Sicurezza nazionale sul modello americano) e pubblicizzata come necessaria per una maggiore condivisione di informazioni con Paesi alleati, a partire dagli Usa. L'Associazione giapponese degli editori e direttori ha inviato lunedì una lettera al ministro della Giustizia per esprimere le sue preoccupazioni, mentre il Japan Congress of Journalists ha emesso un comunicato in cui sostiene che le nuove norme “chiudono occhi, orecchie e bocche delle persone e ne usurpano la libertà di stampa ed espressione”. L'Unione giapponese per le libertà civili (composta per lo più da avvocati e esperti di diritto) ha protestato in quanto “viene ristretto in modo inappropriato il diritto dei cittadini di sapere”. Reporters senza Frontiere ha dichiarato che si tratta di “una minaccia senza precedenti alla libertà di informazione”.
Secondo le nuove norme, chi rivela segreti di Stato può finire in carcere fino a 10 anni, mentre il giornalista o chiunque istighi o concorra alla rivelazione rischia fino a 5 anni di prigione. Le criticità della legge riguardano, in particolare, la possibilità per le autorità di espandere i documenti classificati come segreti senza limiti precisi e di continuare a procrastinare il periodo di segretezza, oltre alla disciplina allargata del concorso e istigazione che estende l'incriminabilità a giornalisti e cittadini anche senza dolo (ossia anche se non sanno che l'argomento è stato coperto da segreto di Stato). I capi di 19 ministeri e agenzie possono apporre il sigillo di segretezza a 55 categorie informative, riguardanti le aree della diplomazia, difesa, controterrorismo e controspionaggio. Per l'agenzia Kyodo, circa 460mila documenti cadono immediatamente sotto questa nuova legge.
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