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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2014 alle ore 18:37.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2014 alle ore 20:09.

Si accende lo scontro nel Pd sul tema delle riforme, dopo l’«incidente di percorso» (parola di Renzi) che ieri in commissione Affari costituzionali ha visto il Governo battuto su un emendamento al ddl Boschi di riforma del Senato.
Delrio: se la minoranza Pd vuole il voto lo dica
Ha cominciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, con un tweet di poche parole: «Se la minoranza Pd vuole il voto, lo dica. Noi avanti fino al 2018». Concetto ribadito ad Ankara dal premier in persona, che ha aggiunto: «Recupereremo in Aula perché non è possibile avere soluzioni pasticciate e perché questo era un segnale politico, così alcuni deputati hanno definito quel voto. Di segnali politici il Pd parlerà durante l’assemblea di domenica. La riforma andrà in aula a gennaio e rispetterà i termini previsti».
D’Alema: invece di minacciare pensi alla crisi
Il tweet di Delrio è bastato per scatenare la risposta piccata di Massimo D’Alema: «È stupefacente che una persona ragionevole come il sottosegretario Delrio, nel giorno in cui escono i dati della produzione industriale con l’ennesimo segno meno a conferma della gravità della crisi del nostro Paese, non trovi di meglio che minacciare i parlamentari». Per D’Alema, «Delrio dovrebbe sapere che le riforme costituzionali sono materia squisitamente parlamentare e che i deputati e i senatori hanno il diritto e il dovere di cercare di migliorare testi che restano contraddittori e mal congegnati malgrado il notevole impegno della relatrice».
Chiti: finora sono stati i renziani a invocare il voto
Nella polemica è intervenuto anche il senatore dem Vannino Chiti, il leader dei dissidenti interni durante l’esame della riforma costituzionale in prima lettura al Senato, lo scorso luglio. «È strano - ha osservato - che il sottosegretario Delrio chieda alla minoranza del Pd
se voglia le elezioni anticipate: a parte il fatto che non è nel potere delle minoranze questa scelta, faccio notare che fino ad ora sono stati esponenti che si dichiarano di assoluta fede
renziana ad invocare il voto». Per Chiti, il Parlamento ha il dovere di approvare «una buona legge elettorale» e una riforma costituzionale «seria e coerente».
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