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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2014 alle ore 07:39.
L'ultima modifica è del 12 dicembre 2014 alle ore 10:08.

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Pene più alte (nel minimo e nel massimo) per i gravi delitti di corruzione, restituzione del maltolto per accedere al patteggiamento, sequestri e confische più stringenti. E poi, nuove norme sul processo penale e sulla prescrizione, con sospensione di due anni dopo la condanna di primo grado e di un anno dopo l'appello.

Salvo sorprese, oggi arriva in Consiglio dei ministri il “pacchetto” di misure anticorruzione, allargato al processo penale. Misure in parte già teoricamente approvate il 29 agosto (processo penale e prescrizione), in parte ripescate dal ddl sulla criminalità economica da poco giunto al Senato, e in parte inedite. Per i dettagli - fondamentali, come sempre, per valutare la portata dell'intervento - bisognerà attendere i testi perché non basteranno slide, slogan o spiegazioni sommarie, visto il precedente del 29 agosto. Ieri il premier Matteo Renzi, da Ankara, ha confermato che il Consiglio dei ministri sarà «pieno di tante notizie importanti, a partire dai provvedimenti sulla corruzione». Qualche ora prima aveva twittato: «Su 50mila carcerati, solo 257 per corruzione. Non è serio. Non basta lo sdegno: regole più dure domani in Consiglio dei ministri». Nel frattempo, tra Palazzo Chigi e via Arenula si cercava di definire un testo, visto che alcuni punti erano ancora ballerini (per esempio, quali reati punire più severamente, oltre alla corruzione propria). Ma anche alla luce delle numerose critiche e indicazioni provenienti dalla magistratura, sia quella impegnata in prima linea contro la corruzione sia quella passata alla politica. Dal Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone al Commissario Anticorruzione Raffaele Cantone, passando per il presidente del Senato Pietro Grasso, è stata unanime la richiesta di un intervento radicale sulla prescrizione ma anche di un'estensione di alcune norme antimafia, come quelle sugli sconti di pena per chi collabora. Durissimi contro Renzi e il suo «populismo penale», invece, gli avvocati penalisti secondo cui il pacchetto preannunciato è frutto di «furbizia comunicativa, ignoranza tecnica e sostanziale mancanza di valori».

Bisognerà dunque vedere quali saranno le scelte finali dell'Esecutivo, in particolare se recepirà alcune indicazioni che vengono dalla magistratura. «Ben venga la determinazione del presidente del Consiglio» dice Grasso ricordando «timidamente» (anche se è una stilettata) di aver depositato ben un anno e mezzo fa un disegno di legge in cui erano già rappresentate «le priorità per l'emergenza criminale economica», per poter dare alla magistratura «gli strumenti per combattere la corruzione, ma non solo». Il presidente del Senato chiede alla politica «uno scatto di reni», per «arrivare prima della magistratura» e non solo dopo che scoppiano gli scandali. La riforma della prescrizione è una priorità, aggiunge, «sapendo che il punto è la norma transitoria, che deve decidere sul blocco della prescrizione». Anche Cantone torna sull'importanza di una riforma della prescrizione, al di là dell'aumento delle pene dei reati, e rilancia l'idea degli “agenti provocatori”, cioè di soggetti infiltrati su mandato dell'autorità giudiziaria, di norme sulle intercettazioni mutuate da quelle sulla mafia, nonché di sconti di pena per i collaboratori di giustizia. Un punto, quest'ultimo, segnalato anche da Pignatone. «Sarebbe estremamente utile qualche forma di sistema premiale» dice, ricordando i «grandi risultati» ottenuti nella lotta alla mafia anche grazie ai sistemi premiali, ai collaboratori di giustizia. «Forse qualche provvedimento legislativo anche in questo campo è necessario; se lasciamo tutto intatto è più difficile», aggiunge. Infine, rileva che «è difficile conciliare», da un lato, le limitazioni alla custodia cautelare (all'esame del Parlamento) e, dall'altro lato, gli aumenti di pena di cui si parla (che estenderebbero anche il ricorso al carcere preventivo).

Insomma, il timore degli addetti ai lavori è che la risposta del governo sia troppo politica (mandare un segnale dopo l'inchiesta mafia-capitale) ma troppo poco efficace sul campo. Sulla prescrizione, ad esempio, è difficile immaginare che lo schema varato il 29 agosto sia modificato. Ieri il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha ricordato che «già era stato trovato un accordo all'interno del governo» per bilanciare l'esigenza di allungare la prescrizione con quella di una durata ragionevole del processo. Alfano ne ha riparlato con il ministro della Giustizia Orlando a Bruxelles in vista dell'odierna riunione. Il guardasigilli, intanto, ha detto chela prescrizione sarà allungata per tutti i reati», al di là della rimodulazione delle pene per la corruzione, secondo lo schema del 29 agosto. Quanto all'innalzamento dei minimi della pena, l'obiettivo «è garantire che l'ultilizzo di riti alternativi non comporti l'esclusione della pena detentiva», anche se per avere «un'effettiva deterrenza», oltre all'inasprimento sanzionatorio, è «molto importante mettere l'accento sull'aggressione dei patrimoni».

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