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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2014 alle ore 08:12.

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SHUTDOWN EVITATO

Se anche il Senato darà

il suo via libera, l’America non chiuderà i battenti e saranno garantiti i fondi alle attività di governo fino a settembre 2015

WASHINGTON

L’America non chiuderà i battenti, il governo continuerà a funzionare e gli approvvigionamenti di spesa dovrebbero bastare fino al 2015. Sempre che non ci siano delle sorprese al Senato. Il passaggio alla Camera giovedì notte della legge per finanziare le attività del governo americano fino al settembre del 2015 è stato infatti difficile, controverso e drammatico con una spaccatura fra Barack Obama e la sua base “liberal”, Nancy Pelosi in particolare, e fra la leadership repubblicana e il Tea Party.

Ma una delle notizie sommerse in questo massiccio progetto di legge è la vittoria di Wall Street e del partito dei banchieri, che a Washington diventa sempre più forte grazie a due provvedimenti inclusi di soppiatto, come spesso accade, in questo progetto. Il primo autorizza le banche e a ignorare certi limiti su operazioni sui derivati imposte dalla legge Dodd-Frank. Il secondo aumenta enormemente il tetto al finanziamento ai partiti: da 97.200 dollari fino a 777.600! La contorversia è ovvia: le banche potrebbero essere esposte a rischi maggiori e individui, soprattutto la grande finanza, potranno di fatto acquisire sempre più influenza politica nella capitale.

Nancy Pelosi era contraria all’aumento anche perché, diceva, «aiuterà i ricchi donatori repubblicani e le banche». Ma su questo il democratico ancora oggi più potente in Parlamento, Harry Reid capo della maggioranza al Senato, aveva già fatto accordi con il repubblicano Boehner. Obama ha preferito schierarsi con lui, con Reid e con la “collaborazione” con la futura maggioranza repubblicana.

Ha perciò alzato il telefono per convincere decine di deputati democratici a votare con la maggioranza repubblicana. A una di queste telefonate abbiamo assistito quasi in diretta: durante il ricevimento annuale per il Natale della Casa Bianca, Obama si è ritirato in una camera subito dietro di noi: «Non vi preoccupate – ha detto – torno subito». Dopo dieci minuti è riemerso, saranno state le 8 di sera, e ha detto: «Rieccomi...ho solo dovuto occuparmi di una paio di cosette per far andare avanti il Paese».Nella telefonata aveva saputo che due voti democratici chiave sarebbero stati con lui e che la legge sarebbe passata.

Il risultato finale è stato un vero e proprio accordo “bipartisan”, cosa che non si vedeva da tempo: la legge è passata per un soffio con 219 voti a favore e 206 contrari. Soprattutto Boehner è riuscito a mettere insieme grazie all’aiuto di Obama e di Joe Biden 162 repubblicani e 57 democratici. È nella differenza, minima che si sono viste le difficoltà per far passare questa legge. Sono state ore drammatiche perché abbiamo visto Barack Obama schierato contro Nancy Pelosi, sua alleata di sempre nell’ala di sinistra del partito e perché il Tea Party, l’ala di estrema destra del partito repubblicano, ed Elizabeth Warren, la paladina della sinistra superliberal nel partito democratico, si sono di fatto schierati esattamente dalla stessa parte contro alcuni dei provvedimenti controversi inclusi in questo pacchetto.

Ma per Obama, che pure sui provvedimenti singoli si sarebbe schierato con un no, era più importante chiudere l’accordo con Boehner, votare un pacchetto complessivo e cominciare a dialogare in modo aperto coi repubblicani che saranno in controllo di Camera e Senato a partire dal primo febbraio 2015. Il presidente per dare il buon esempio ha anche sacrificato una sua battaglia: ha accettato di finanziare solo fino a febbraio il dipartimento per la Sicurezza interna che potrà applicare il suo ordine esecutivo per la riforma dell’immigrazione: «L’anno prossimo con il Parlamento in mano dei repubblicani avremo avuto una situazione ancora più’ difficile – ha detto nelle telefonate – prendiamo quel che possiamo e andiamo avanti». Una dimostrazione di maturità e pragmatismo politico davanti ai risultati elettorali dello scorso novembre.

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numeri e contenuti della legge

Vittoria di misura

La legge approvata dalla Camera Usa nella notte tra giovedì è passata di misura, 219 a 206, grazie a un compromesso che ha fatto confluire 57 voti democratici sulla proposta repubblicana. Permetterà di finanziare il governo americano fino al settembre 2015 (1.100 miliardi di dollari), evitando la paralisi delle attività federali. Richiede il sì anche del Senato

Un regalo a Wall Street?

Fanno discutere in particolare due norme: quella che autorizza le banche a ignorare alcune limitazioni sulle operazioni sui derivati imposte dalla legge Dodd-Frank, definita dai più critici un regalo a Wall Street e alla finanza speculativa, e l’enorme aumento del tetto al finanziamento dei partiti, che fa temere un peso crescente della grande finanza nella vita politica

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