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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2014 alle ore 20:30.

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La senatrice Elizabeth Warren (Ansa)La senatrice Elizabeth Warren (Ansa)

Lo shutdown è evitato. Il Senato americano approva il compromesso per finanziare il governo fino al settembre 2015. Al provvedimento manca solo la firma, scontata, del presidente Barack Obama per diventare legge. Un voto difficile quello del Senato, così come lo era stato quello della Camera nei giorni scorsi. E al quale si è arrivati in una inconsueta seduta di sabato dopo la rivolta di un piccolo gruppo di repubblicani conservatori, guidati dal senatore dei Tea Party Ted Cruz, contro la riforma dell'immigrazione di Obama.

Un ostruzionismo che ha costretto il Senato prima a passare una misura di emergenza per far sì che il governo fosse finanziato fino a mercoledì, data entro la quale doveva agire. Dopo ore convulse di trattative, si è invece giunti al voto nella serata di sabato. Il testo è stato approvato con 56 voti a favore e 40 contrari: a votarlo 31 democratici, un indipendente e 24 repubblicani, a bocciarlo invece 21 democratici, un indipendente e 18 repubblicani.

I numeri mostrano la divisione all’interno dei due partiti, già emersa alla Camera, su un compromesso che non piace a nessuna delle due ali del Congresso. I democratici criticano l'allentamento della riforma di Wall Street, alla quale è concesso un ''regalo'', come precisato dalla senatrice democratica Elizabeth Warren. Il compromesso da 1.110 miliardi di dollari prevede garanzie federali per lo scambio dei derivati delle banche, in una vittoria per Wall Street che ha esercitato tutta la sua pressione per l’approvazione della norma. A scendere in campo - secondo indiscrezioni - anche il Ceo di JPMorgan, Jamie Dimon, un ''amico'' di Obama. Anche il critico delle banche Paul Volcker si è schierato con Wall Street, bocciando la norma come ''ridondante''.

I repubblicani hanno voluto invece mostrare la loro contrarietà alla riforma dell'immigrazione di Obama. Si è fatto portavoce del malessere il senatore Ted Cruz, che con il suo lungo intervento ha condizionato il dibattito e fatto slittare il voto. Cruz non è nuovo a iniziative del genere: nel 2013 ha intrattenuto i senatori per 21 ore contro l'Obamacare. Il compromesso finanzia il Dipartimento per la Sicurezza nazionale fino a febbraio, rimandando di fatto il confronto sull’immigrazione al prossimo anno con un Congresso a maggioranza repubblicana.

Le divisioni emerse sono un’anteprima della prossima campagna elettorale, che potrebbe vedere scendere in campo proprio Warren e Cruz. I repubblicani sono al lavoro per identificare il candidato e colui che dovrà ostacolare Hillary Clinton. In incontri a porte chiuse e con i donatori i papabili candidati, dal governatore del New Jersey Chris Christie al governatore del Texas Rick Perry, ritraggono Hillary Clinton come arrugginita, datata e senza le stesse capacità politiche del marito Bill Clinton.

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