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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2014 alle ore 07:19.
L'ultima modifica è del 15 dicembre 2014 alle ore 12:12.
TOKYO - Il primo ministro giapponese Shinzo Abe canta vittoria: dalle elezioni anticipate da lui convocate come un referendum sulle sue politiche economiche è scaturita una maggioranza di oltre due terzi per la coalizione che lo sostiene: 326 seggi su 475 alla Camera Bassa – il ramo più importante della Dieta - con un lieve aumento percentuale rispetto a prima.
Il partito liberaldemocratico di Abe ne ha conquistati 291, quattro in meno, mentre l'alleato Komeito ha guadagnato 4 seggi a 35 (su un totale in palio ridotto di 5 seggi per affrontare parzialmente il problema della disparità di voto tra zone rurali e aree urbane).
L'opposizione, debole e divisa, ha fallito nel tentativo di sottolineare che l'Abenomics tende ad avvantaggiare la Borsa più che l'economia reale e a ridurre il potere di acquisto delle famiglie. Lo schieramento governativo ha fatto campagna elettorale con lo slogan secondo cui “non c'e' alternativa” all'Abenomics, a fronte della scarsa credibilità delle generiche soluzioni proposte dagli avversari del premier.
Unico a brillare nel campo rivale è stato il partito comunista, che è riuscito a intercettare il voto motivato di protesta più che raddoppiando i suoi seggi a 21. Banri Kaieda, il leader del principale schieramento di opposizione (il partito democratico) si dimetterà, dopo il modesto e ininfluente aumento dei seggi ottenuti da 62 a 73. Ha giocato in favore di Abe – oltre alla messa in ombra in campagna elettorale di temi non economici potenzialmente controversi – il forte astensionismo, che ha raggiunto il massimo storico intorno al 47%: quasi un elettore su due non è andato a votare, in una tendenza esasperata anche dal maltempo di ieri in molte zone del Paese.
L'unica delusione per Abe è arrivata da Okinawa, dove hanno fatto il pieno gli oppositori al piano per l'apertura di un nuovo aeroporto per i Marines a Henoko (il che complicherà i progetti già da molto tempo concordati con Washington).
Il premier dovrebbe insediare il nuovo governo, con alcuni cambiamenti nelle posizioni ministeriali, il 24 dicembre. All'ordine del giorno ci sarà probabilmente una nuova manovra di stimoli fiscali a una economia caduta in recessione dopo il rialzo dell'Iva dal 5 all'8% scattato il primo aprile scorso. L'ulteriore incremento dell'Iva al 10%, previsto per l'ottobre 2015, è stato posticipato da Abe di 18 mesi: su questa misura - che ha comportato l'abbassamento del rating sul debito sovrano da parte di Moodys - il premier ha chiesto e ottenuto il consenso dell'elettorato,
L'incognita principale ora riguarda le priorità del premier. Nella conferenza stampa notturna alla sede del partito, Abe ha indicato che cercherà anche di portare avanti una agenda politica controversa, dall'aumento del potenziale ruolo e operatività internazionale delle Forze Armate alla revisione della costituzione ultrapacifista dettata dagli americani nel primo dopoguerra. Gli operatori dei mercati finanziari sperano che si concentri sulle riforme per la crescita, in un processo di deregulation che troverà sicuramente forti opposizioni nel suo stesso partito.
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