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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2014 alle ore 09:56.
L'ultima modifica è del 15 dicembre 2014 alle ore 09:56.

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Beni per un valore di 20 milioni di euro sono stati sequestrati ad alcuni fiancheggiatori del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Si tratta soprattutto di aziende operanti nell'edilizia e nel settore delle energie rinnovabili, e facenti capo a persone arrestate da tempo e attualmente detenute. Le imprese, secondo gli inquirenti, servivano tra l'altro a finanziare la latitanza di Messina Denaro. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo su richiesta della Dda.

Tra i soggetti interessati dai provvedimenti ha assunto particolare rilievo la posizione di Giovanni Filardo, cugino del boss, e Francesco Spezia, coinvolto nell'intestazione fittizia della Spe.Fra Costruzioni srl. Gli accertamenti hanno, inoltre, fatto emergere elementi di interesse investigativo sul livello di collocazione all'interno dell'organizzazione di Vincenzo Torino e Aldo Tonino Di Stefano, quali prestanome della Fontane d'oro sas, impresa del settore olivicolo.

L'indagine ha riguardato anche diverse attivita' economiche, controllate da Antonino Lo Sciuto, le cui vertenze per la spartizione dei guadagni venivano risolte, in taluni casi, da Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro, quale collettore delle relazioni connesse all'attivita' di sostentamento del latitante e della sua famiglia.Lo Sciuto aveva gestito anche commesse pubbliche e private nell'area di Castelvetrano, tra le quali figurano le strade della zona industriale e le opere di completamento del «Polo Tecnologico» di contrada Airone, e lavori per le piazzole e le sottostazioni elettriche del parco eolico «Vento Divino» a Mazara del Vallo, grazie all'aggiramento dei vincoli imposti dal protocollo di legalita' sottoscritto con la Prefettura di Trapani dall'appaltatore del parco eolico, l'impresa «Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative srl».

La riconducibilita' delle vicende societarie alla famiglia del latitante e' stata peraltro confermata dai conflitti sulla spartizione degli utili d'impresa, ritenuta iniqua da Patrizia Messina Denaro e da Rosa Santangelo, zia del ricercato, con l'intervento risolutore, anche in questo caso, di Francesco Guttadauro.

Il dispositivo comprende, inoltre, le indagini sviluppate nei confronti di Nicolo' Polizzi, uomo d'onore della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, ritenuto uno dei principali referenti dei flussi di comunicazioni mafiose verso la provincia di Palermo, con particolare riferimento ai contatti preparatori delle riunioni, tra Francesco Luppino e i responsabili dei mandamenti di Cosa Nostra palermitana anche per alcune operazioni propedeutiche alla realizzazione del villaggio turistico della catena Valtur, in localita' Tre Fontane a Campobello di Mazara, ad opera della societa' Mediterraneo Villages Spa di Carmelo Patti, originario di Castelvetrano. In quest'ambito e' emerso anche un ruolo logistico di Girolamo Cangialosi, che nel 2007 aveva organizzato un incontro tra Luppino e i boss palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

Tra i beni sequestrati nell'operazione, condotta congiutamente dalla Guardia di finanza e dal Ros dei carabinieri, figurano 3 societa', 7 quote societarie e 4 ditte individuali, 12 autovetture, 4 veicoli industriali, 1 motociclo, 13 autocarri, 3 semirimorchi, 1 fabbricato industriale, 1 immobile a destinazione commerciale, 8 immobili ad uso abitativo, 29 terreni, 4 fabbricati rurali, polizze assicurative, titoli azionari, rapporti bancari, depositi a risparmio, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro.

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