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I fattori che aumentano il rischio default per la Russia (e perché Mosca ora preoccupa davvero)

Dietro la peggiore crisi per la Russia dal default del 1998 c'è una catena di fattori che si alimentano a vicenda: il calo del prezzo del petrolio sottrae risorse al Paese aggrava la congiuntura economica e accelera la flessione del rublo. Le sanzioni internazionali per la guerra in Ucraina alimentano la fuga di capitali, che pesa a sua volta sul cambio. Tutto questo si innesta su un sistema politico ed economico che ha trascurato le riforme strutturali necessarie al Paese.

4. Russia in bilico / Banca centrale sempre più impotente e confusa

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Di fronte alla tempesta che sta travolgendo il rublo, la banca centrale sembra impotente. Oltre ad aver alzato i tassi cinque volte, portandoli la settimana scorsa al 10,5% e ieri notte addirittura al 17%, ha bruciato quasi 100 miliardi di dollari delle sue riserve valutarie lorde. Nei suoi forzieri ne restano 410 (370 secondo altre classificazioni), ma secondo l'Economist non sarebbero tutti immediatamente utilizzabili, perché 170 miliardi sarebbero in due grandi fondi statali e non sarebbero facilmente liquidabili. Di questo passo, la banca centrale potrebbe trovarsi presto con una dote appena sufficiente a coprire tre mesi import, soglia sotto la quale sale la febbre dei mercati. Dopo aver gettato fiumi di riserve valutarie nell'impossibile difesa del rublo, la banca centrale il 10 novembre ha lasciato la moneta libera di fluttuare. Ma dopo tre settimane ha dovuto ricominciare a intervenire sul mercato, con una parziale retromarcia. L'autorità monetaria ha sempre dichiarato di essere contraria a restrizioni amministrative sui capitali, ma ieri ha bloccato la contrattazione di una serie di derivati, mentre il governo è tentato dall'idea di obbligare gli esportatori a vendere valuta forte.

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