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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2014 alle ore 18:38.

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No more news, nella nuova all news: Antonio Caprarica, direttore dei tg nella nuova tv italo-albanese Agon Channel, si è dimesso dopo 15 giorni. Il corrispondente storico da Londra della Rai ha lasciato la gestione dei notiziari denunciando una realtà ben diversa da quanto era stato annunciato nel lancio in grande stile fatto il 25 novembre a Milano.

Caprarica se ne va dunque sbattendo forte la porta e riservandosi azioni legali a tutela della sua immagine : «Mi hanno promesso sul contratto una struttura rispondente agli standard internazionali e mi sono ritrovato a montare i servizi nei container, con una redazione di 9 persone che doveva realizzare tutti i tg, due ore di programma del mattino e un'ora di approfondimento serale. Più che la tv del futuro è la tv delle repliche», ha sottolineato il giornalista alle agenzie di stampa.

La grave denuncia: strutture inesistenti e personale sfruttato
«Ho fatto l'impossibile per assicurare la messa in onda del telegiornale Agon News - ben 10 edizioni al giorno -, del programma mattutino «I Primi» (dalle 8 alle 10,25 ogni giorno) e degli approfondimenti quotidiani di «Times Square» (cinque appuntamenti settimanali in seconda serata, tre condotti da me), il tutto con 9 redattori. E basta. Non un producer, un autore, nemmeno una segretaria di redazione . E un solo apparecchio telefonico per tutti ma non una stampante ... Un autentico miracolo che non è più possibile sostenere, nemmeno continuando a strizzare i collaboratori come fatto fin qui». Alle sue proteste, «l'editore Becchetti - riferisce ancora Caprarica - ha risposto di «non credere in principio che chi lavora 12 ore al giorno debba necessariamente stare male».

Caprarica dice anche che gli studi tv di livello hollywoodiano «vantati dall'editore a colleghi che non ci hanno mai messo piede, sono solo uno specchietto per le allodole, utilizzato per inserzionisti ingenui. Bastano pochi esempi: le salette di montaggio del tg sono allestite in container nemmeno insonorizzati, così quando piove, causa ticchettio delle gocce, per incidere le voci bisogna farsi «ospitare» nelle salette del canale albanese, all'interno del capannone, ovviamente se disponibili. Il tg non ha uno studio (solo «virtuale») , non dispone di una sola troupe, e va chiuso e registrato almeno un'ora e un quarto prima per essere trasmesso a Roma, e da lì mandato in onda: spesso con notizie ormai superate. Gli unici materiali filmati sono quelli di agenzia o di YouTube». In più, «gli scarsi redattori vengono costantemente sequestrati dall'editore, a scapito delle news , per essere usati in talent concepiti da un giorno all'altro a scopo di puro riempimento del palinsesto».

Eppure solo dieci giorni fa l'ex giornalista, che ora chiama in causa la sua storia e dignità professionale, e soprattutto i doveri di onestà verso il pubblico, raccontava con entusiasmo a un nostro inviato il suo format rivoluzionario della nuova tv: «Saranno telegionali secchi, di 12 minuti, senza ridondanze, con le opinioni separate dalle notizie e nessun pastone politico. Inoltre avremo molta attenzione all'estero che avrà almeno il 40%-50% degli spazi complessivi». Cosa gli ha fatto cambiare idea? È piovuto troppo o troppe promesse non mantenute?

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