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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2014 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 16 dicembre 2014 alle ore 06:52.

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I TEST BANCARI

Il Governatore ha ricordato le critiche messe a verbale in seno alla Bce per «l’approccio asimmetrico alle discrezionalità nazionali»

Roma

La Bce dovrà agire «tempestivamente» per comprare titoli sul secondario se l’inflazione continuerà ad essere così bassa. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha battuto a lungo sulla necessità che la politica monetaria europea non ponga indugi sul fronte del Quantitative easing durante un’audizione presso la commissione Finanze della Camera. «Non siamo in una situazione di deflazione, ma i rischi non possono più essere ignorati», ha dichiarato, aggiungendo che «se le nuove informazioni sull’inflazione confermeranno la persistenza o addirittura l’aggravarsi dei rischi per la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro occorrerà avviare, con tempestività, ulteriori interventi di acquisti di titoli su larga scala, al fine di riportare le dimensioni del bilancio dell’Eurosistema sui livelli desiderati». Visco ha poi affermato che nei prossimi mesi la riduzione dei prezzi peggiorerà, con la caduta dei prezzi del petrolio: se questi prezzi sono troppo bassi nel mondo, ha spiegato, per alcuni paesi si può porre un problema di deflazione con debiti. A chi chiede se intenda rilasciare un’intervista a un giornale tedesco per chiarire il proprio punto di vista, dopo che il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha ribadito il suo no al Qe a un giornale italiano, Visco replica: «La risposta è sì. L’intervista di Weidmann è molto importante: lui dice che acquistare titoli sovrani è un rischio per la Bce ed evidenzia il fatto che parte dei rischi possano essere accollati al contribuente di un altro paese ma non dice che non si deve fare, mentre fino all’altro ieri era vietato». Tuttavia, aggiunge - «c’è un elemento che Weidmann non approfondisce: la correlazione tra il rischio macroeconomico legato al fallimento dell’euro e l’aumento dello spread. Abbassando i rischi macro economici complessivi, anche quel rischio sulla sua banca centrale si riduce. E bisogna convincerlo di questo». Il governatore ha poi affermato come sia «essenziale» che i fondi Tltro della Bce siano usati dalle banche per dare prestiti a famiglie e imprese. Il ricorso alle prime due Tltro per l’area euro è stato pari a 212 miliardi e per per le banche italiane «è stato di 57 miliardi, contro un potenziale massimo di circa 75. Gli intermediari hanno reso esplicita l’intenzione di destinare i finanziamenti a basso costo ottenuti con le Tltro al sostegno dell’erogazione di fondi a imprese e famiglie. È essenziale che ciò avvenga». In assenza di stimoli, infatti, la ripresa dei prestiti bancari sarà necessariamente graduale: «Stimiamo che quelli alle società non finanziarie riprenderanno a crescere non prima della metà del 2015, mentre i prestiti alle famiglie potrebbero tornare ad aumentare già nei primi mesi dell’anno». Ci sono problemi di domanda. E c’è anche un problema di sofferenze che perdura: «È vero che negli ultimi tempi il flusso di nuove sofferenze è sceso, ma si è determinato uno stock che costituisce un problema». Visco ha dato conto anche dei risultati di Aqr e dello stress test. Quest’ultimo «è stato esercizio severo ma utile» ha detto il banchiere centrale, che ha rivelato che Bankitalia ha contestato formalmente sia nel consiglio di vigilanza che nel consiglio direttivo della Bce «l’approccio asimmetrico alle discrezionalità nazionali» adottato in occasione dello stress test, che ha fatto sì che le aziende di credito italiane risentissero fortemente della parziale rimozione del filtro prudenziale sulle variazioni di valore dei titoli sovrani mentre non è stata effettuata nessuna armonizzazione di altre discrezionalità, come la possibilità di graduare la deduzione degli avviamenti. Visco ha spiegato anche che Bankitalia «seguirà l’attuazione dei piani di rafforzamento di Mps e Carige e «opererà per un’efficace e tempestiva adozione delle misure previste». Il governatore ha quindi ricordato che dagli stress test è emerso che le esigenze dei due istituti ammontano a 2,9 miliardi (lo 0,2% del Pil). Le difficoltà di queste due banche «derivano in ampia misura da episodi di mala gestio che la Banca d’Italia ha contribuito a far emergere, in stretto accordo con l’autorità giudiziaria». Nella crisi di Mps «la Banca d’Italia ha fatto il massimo ma non è stato facile» anche perché alcune norme previste in Europa come ad esempio il potere di removal sui vertici, da noi non sono ancora state approvate».

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