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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2014 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 16 dicembre 2014 alle ore 06:52.

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I NODI

No di Confindustria giochi

sui 500 milioni in più chiesti ai concessionari. I Comuni all’attacco per recuperare i 625 milioni persi con lo stop allaTasi

roma

Dopo una lunga maratona dedicata a istruire i lavori sull’articolo 1 del ddl di stabilità, nella serata di ieri sono arrivati i primi sì della Commissione Bilancio del Senato ad alcuni emendamenti presentati dai gruppi politici. A partire da quello di Anna Bonfrisco (Fi) che riconosce il fondo di garanzia per le Pmi alle imprese con meno di 500 dipendenti. E ancora all’emendamento riformulato, sempre targato Forza Italia, di Remigio Ceroni che estende la platea delle imprese che possono fare rete: gli aiuti arriveranno anche alle aziende prive di soggettività giuridica.

Via libera anche all’istituzione dell’albo unico di promotori e consulenti finanzari. La norma prevede che nell’«albo unico dei consulenti finanziari» siano iscritti i «consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede» (cioè i promotori), i «consulenti finanziari indipendenti» (effettivamente tali e privi di conflitti di interesse con le banche) e le società di consulenza finanziaria. Approvato, inoltre, anche l’emendamento di Antonio D’Ali (Ncd) che dispone il passaggio nelle Commissioni competenti del piano triennale di investimenti per i beni culturali.

Su Irap e nuovo regime forfettario per le partite Iva la commissione ha rinviato l’esame. Anche perché su entrambe lo stesso Governo deve ancora decidere se e come intervenire. Se da una parte Palazzo Chigi chiede di non toccare più nulla rispetto al testo licenziato dalla Camera, dall’altra l’Economia chiede almeno un paio di limature. Sull’Irap si vorrebbe quantomeno riconoscere una detrazione del 10% per i contribuenti che, essendo privi di autonoma organizzazione, non godranno di alcun beneficio fiscale dall’eliminazione del costo del lavoro dall’imponibile Irap e allo stesso tempo si vedono cancellare il taglio dell’aliquota Irap del 10% disposto nel maggio scorso e ora abolito dal ddl di stabilità. Sui forfettari e le partite Iva l’idea di fondo resta elevare a 20mila euro il limite dei compensi annui dei professionisti per accedere al nuovo regime semplificato, senza dunque estendere l’intervento a tutte le soglie di accesso diversificate per categorie.

Altro nodo da sciogliere a tassazione sui fondi pensione dove associazioni e senatori con i loro emendamenti chiedono una riduzione dell’aumento fissato dal ddl al 20% Ma la strada di un taglio di 3 punti del prelievo ora appare tutta in salita. Sui circa 80 emendamenti presentati nei giorni scorsi dal Governo la commissione Bilancio si pronuncerà, comunque, nelle prossime ore. Il via libera del Senato è infatti atteso, ha assicurato il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, entro la settimana, per arrivare a chiudere il testo - con il definitivo passaggio anche alla Camera - prima di Natale. Ma non sarà certo un cammino agevole. Le associazioni di categoria lanciano l’allarme sui 500 milioni annui di tassazione aggiuntiva chiesti alle imprese che operano su new slot e vlt. Per Confindustria Sistema gioco Italia: «La tassa aggiuntiva porta molto vicino allo zero il margine dell’intera filiera dei giochi e l’obiettivo è irrealistico per la genericità del meccanismo e per l’assenza della ripartizione tra le diverse parti della filiera». C’è poi la partita Tasi da giocare con i Comuni. Un emendamento governativo blocca lo scatto dell’aliquota al 6 per mille, che sarebbe altrimenti risultato automatico con il rinvio della nuova local tax. I sindaci che l’anno scorso erano state compensate con il trasferimento diretto da parte dello Stato di 625 milioni, chiedono anche nel 2015 lo stesso trattamento.

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