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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2014 alle ore 06:35.
L'ultima modifica è del 16 dicembre 2014 alle ore 06:52.

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MILANO

Nel gioco dell’oca del Fisco sul mattone si è tornati alla casella di partenza. A certificarlo sono le stime di incasso diffuse ieri sera dal ministero dell’Economia, secondo cui l’accoppiata di Imu e Tasi costerà ai contribuenti 23,7 miliardi di euro, cioè 100 milioni in meno rispetto ai 23,8 pagati nel 2012 con la sola Imu (che colpiva all’epoca anche le abitazioni principali). Tutto sommato, in realtà, il conto 2014 potrebbe crescere poco sopra 24 miliardi per i 350 milioni (359,9, secondo la relazione tecnica della stessa Economia) sui terreni che hanno perso l’esenzione applicata fino a ieri nei Comuni classificati come «montani» o «parzialmente montani» dall’Istat: per ora il Governo ha rimandato al 26 gennaio prossimo il pagamento dell’imposta, che comunque riguarda il 2014, e resta da vedere se nei prossimi giorni si troveranno i soldi per cancellare del tutto questo appuntamento come sperano i diretti interessati.

Il sostanziale pareggio con l’Imu 2012 è figlio di due dinamiche contrastanti: una discesa del gettito dalle abitazioni principali (3,4 miliardi di Tasi contro i 3,9 di Imu), e un aumento del carico fiscale su seconde case, capannoni, negozi, alberghi e immobili delle attività produttive in genere.

Attenzione, però: l’alleggerimento sulle abitazioni principali è nei valori medi, che passano da 226 euro dell’Imu 2012 a 204 euro per la Tasi, ma nellla realtà dei singoli contribuenti si è concentrato sulle abitazioni di maggior valore, che sono una minoranza ma versavano una fetta importante dell’Imu (nel 2012 il 10% delle case ha pagato il 50% dell’imposta). Le abitazioni medio-piccole, che sono la maggioranza, hanno vissuto un’esperienza diversa: hanno in genere pagato somme analoghe al 2012 quando i Comuni hanno previsto detrazioni, oppure hanno pagato di più. Le detrazioni, lasciate nella piena libertà dei sindaci, sono state decise solo nel 36% dei Comuni, come ha mostrato il censimento delle delibere effettuato dal Caf Acli, e possono essere state riservate a singole categorie catastali (come a Catania) o fasce di reddito (come a Milano).

Sugli altri immobili, l’aumento di pressione fiscale è il frutto ovvio del fatto che la Tasi ha finito per aggiungersi all’Imu, nei Comuni che non avevano già raggiunto i tetti di aliquota con la vecchia imposta.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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