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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2014 alle ore 09:33.
L'ultima modifica è del 17 dicembre 2014 alle ore 12:47.

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(Ap/LaPresse)(Ap/LaPresse)

Due esplosioni sono avvenute oggi pomeriggio in Pakistan all'esterno di una scuola femminile vicino a Peshawar. Lo riferisce l'emittente indiana “all news” Ndtv.

All'indomani dell'attentato contro la scuola di Peshawar, il governo del Pakistan ha cancellato la moratoria sulla pena di morte per i reati legati al terrorismo. Lo ha reso noto l'ufficio del premier, Nawaz Sharif.

Il Pakistan è in lutto, il primo dei tre giorni decretati dal governo per piangere i 132 bambini e i 9 adulti, massacrati dai talebani nel sanguinoso attacco alla scuola di Peshawar, il più doloroso attentato nella storia del Paese. Nella notte ci sono state veglie di preghiera e candele accese in tutte le moschee del Paese.
Gran parte delle scuole sono rimaste chiuse e quelle che sono state aperte hanno cominciato la giornata con preghiere speciali per le 141 vittime dell'assalto alla scuola militare. Scuole, università, uffici, mercati sono invece rimasti chiusi in tutta la provincia dl Khyber-Pakhtunkhwa, di cui Peshawar è il capoluogo e che è proprio confinante con le zone tribali roccaforti dei talebani. E intanto a Peshawar i genitori hanno già cominciato i funerali delle piccole vittime.
Il governo si riunisce oggi con i principali partiti politici per discutere la situazione dopo l'attacco, che il premier, Nawaz Sharif, ha definito «una tragedia nazionale». All'incontro sara' presente anche il leader del maggior partito d'opposizione, Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), l'ex campione di cricket Imran Khan, che da tempo guida le proteste e la mobilitazione nelle strade contro il governo.

I talebani pachistani, intanto, hanno minacciato oggi nuovi attentati come “vendetta” per le operazioni dell'esercito nel nord-ovest e hanno esortato i civili a evitare scuole e altre sedi militari.

La cronaca di ieri
Non c'è fine all'orrore frutto di estremismo e fanatismo. In Pakistan, a Peshawar, un commando talebano ha attaccato una scuola militare. Almeno 130 vittime, la gran parte bambini con meno di 15 anni. Oltre 180 feriti, di cui 80 gravi. La carneficina, cominciata intorno alle 11 ora locale, è andata avanti per 7 ore, fino a quando l'esercito è riuscito a riconquistare il controllo dell'edificio.

La scuola è abitualmente frequentata da un migliaio di studenti, tra i 10 e 18 anni: per loro è stato un inferno. Alcuni sono riusciti a fuggire, altri si sono finti morti e chi è sopravvissuto ha raccontato di scene raccapriccianti: gli uomini del commando hanno fatto irruzione nelle aule e sparato a caso, rincorrendo gli alunni e stanando quelli rintanati sotto i banchi.

Tutti uccisi i sei uomini del commando
Al termine, tutti uccisi i sei uomini del commando, che avevano scalato il muro esterno della struttura e sono entrati tutti -secondo i talebani- con giubbotti esplosivi: qualcuno li ha sentiti parlare con accento straniero e, tra di loro, in arabo; e avrebbero usato i ragazzini come scudi umani. Teatro dell'attacco Peshawar, la principale città nel nord-ovest del Pakistan. Nel mirino la scuola Warsak Road (dal nome della strada dove si trova) che fa parte del Sistema di Scuole e College pubblici gestiti dall'esercito pakistano.

È stata una rappresaglia per l'offensiva dell'esercito in Nord Waziristan, la zona tribale al confine con l'Afghanistan dove si trovano le roccaforti talebane, non lontana dalla citta' di oltre 4 milioni di abitanti. I talebani lo hanno detto chiaramente: «Abbiamo scelto con cura la scuola militare perché il governo ha preso di mira le nostre famiglie, e le nostre donne. Vogliamo far provare loro (ai militari) il nostro stesso dolore», ha spiegato Muhammad Umar Khorasani, un portavoce di Tehreek-e-Taliban.

Il mondo sotto shock
La scuola è stata scelta proprio perché frequentata dai figli di alti ufficiali; ha aggiunto di aver dato l'ordine di sparare a tutti gli studenti adulti, ma non toccare i più piccoli. Ma evidentemente non è accaduto. E i ragazzi sono stati giustiziati: molti, ha raccontato un medico del Lady Reading Hospital, avevano ferite al petto e alla testa, le autorità stanno verificando se è vero che molti cadaveri avessero la testa mozzata. Il mondo sotto shock si è sollevato inorridito. Il premio Nobel per la Pace, la giovane pakistana Malala Yousafzai, che proprio lo stesso gruppo talebano riuscì quasi ad uccidere nel 2012 per il suo impegno a favore dell'educazione femminile, si è detta con «il cuore a pezzi».

Il presidente americano, Barack Obama, ha parlato di atto «atroce». Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha parlato di «attacco orrendo e codardo contro bambini indifesi».

Il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, ha parlato di attacco «ai valori universali, ma anche al futuro del Paese e ai nostri futuri». I talebani invece non mostrano cedimenti: «È solo un trailer».

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