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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 06:37.

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Un bonus ad hoc potrebbe arrivare (il condizionale potrà essere sciolto soltanto questa mattina) per cancellare la penalizzazione che pesa sugli autonomi, privi di costo del lavoro e privati della riduzione dell’aliquota Irap. Lo sgravio dovrebbe essere equivalente a quanto perso dal ritorno del prelievo al 3,9% (dopo che il decreto legge di maggio l’aveva portata al 3,5%). Il problema da risolvere riguarda le coperture, necessarie per poter modificare le misure rispetto alla versione attuale. La platea di soggetti interessati ammonterebbe a 1,4 milioni di professionisti, artigiani, commercianti e piccole imprese che non hanno la possibilità di ridurre l’imponibile Irap dalla componente del costo del lavoro, in quanto privi di dipendenti. La somma da reperire sarebbe di circa 100-150 milioni di euro.

Sul nuovo regime forfettario per le partite Iva viene confermata la possibilità di aumento della soglia di accesso per i professionisti che passerebbe dagli attuali 15mila euro di compensi annui a 20mila.

Il nodo più intricato resta quello del personale delle province dove il confronto tra maggioranza e Governo è sulla possibilità o meno di prevedere prepensionamenti ad hoc. Il Governo, però, non sembra intenzionato ad accogliere le richieste dei senatori e punterebbe invece a valutare ex post l’effetto della sola mobilità del personale per poi decidere, se necessario, nuove misure.

Dai Comuni è arrivata anche ieri la richiesta al Governo di garantire i 625 milioni di euro che verranno a mancare con lo stop agli aumenti 2015 della Tasi e dell’Imu. La soluzione potrebbe essere quella di giocare d’anticipo sulla futura local tax, destinando da subito una quota delle entrate, oggi tutte erariali, degli immobili delle imprese (dai capannoni D lo Stato incassa oltre 4 miliardi). Con la nuova tassa locale queste entrate dovranno incassarle i sindaci. Ma come ha assicurato Baretta «ci sarà modo di confrontarsi sul tema nelle prossime settimane per arrivare a una soluzione condivisa». Certo è, dunque, che il “cip” di 625 milioni per i Comuni non arriverà con la stabilità.

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Le questioni aperte

FONDI PENSIONE E IRAP

Per 1,4 milioni di professionisti, artigiani e commercianti prende corpo l’ipotesi di un bonus Irap . Lo sgravio dovrebbe essere equivalente a quanto perso dal ritorno del prelievo al 3,9% (dopo che il decreto legge di maggio l’aveva portata al 3,5%). Il problema da risolvere riguarda le coperture, necessarie per poter modificare le misure rispetto alla versione attuale.

In vista nche la riduzione della tassazione sui fondi pensione e casse di previdenza. La riduzione del prelievo, in questo caso, passerebbe per il riconoscimento di uno credito d’imposta per i fondi e le casse che investono in economia reale.

RIORDINO PROVINCE

Per la gestione del personale in soprannumero nelle nuove province (19.339 persone) non passerà per i prepensionamenti. Il Governo ha deciso di rinunciare a questa strada per praticare solo quella della mobilità. L’alleggerimento della dotazione organica, che dovrà dimezzare la spesa nelle Province che rimangono tali e ridurla del 30% in quelle che si trasformeranno in Città metropolitane, andrà dunque avanti nel solco segnato fin qui. Ammesso che si riesca a uscire dall’impasse:  il taglio alla dotazione organica, secondo i calcoli dell’Upi, vale 862 milioni di euro, cioè quasi tutto il miliardo di tagli chiesto alle Province nel 2015, ma se il personale non si sposta ovviamente i suoi costi rischiano di rimanere a lungo a carico dei vecchi enti.

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