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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2014 alle ore 17:25.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2014 alle ore 10:51.

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«Coinvolto? Direi, la Russia valeva lo scorso anno il 12% dei miei ricavi, oggi dieci punti in meno». Il crollo del rublo per Gabriele Galante non è una buona notizia. I macchinari per fonderia dell’imprenditore lombardo nel corso degli anni avevano infatti trovato in Mosca un mercato di sbocco rilevante, capace di spingere l’azienda oltre i 100 milioni di ricavi. «Ora abbiamo merce ferma per sette mili0ni di euro - spiega Galante - e per adesso non posso spedire nulla. L’acconto del 30% è arrivato, ma dato che noi facciamo prezzi in euro ora per il saldo il conto in rubli è lievitato. Il cliente mi propone di pagare la metà. Ma come si fa?».

I problemi di Galante sono comuni a migliaia di imprenditori italiani, alcuni in difficoltà nell’ottenere lettere di credito da parte delle banche, altri in crisi per il crollo della domanda interna e il conseguente rinvio delle commesse.

Già prima del tracollo recente, per effetto delle sanzioni incrociate e delle difficoltà economiche interne, l’export italiano in Russia nei primi dieci mesi del 2014 si è ridotto di oltre il 10 per cento. Un miliardo tondo che viene a mancare alle casse delle aziende italiane, con le cadute più significative per autoveicoli (-45%), articoli in pelle (-22%), abbigliamento (-12,3%), mobili (-7,5%) e calzature (-25%).

«Vendiamo in euro - spiega Diego Rossetti, presidente dell’omonimo calzaturificio - e se il quadro non cambia l’anno prossimo ci attendiamo un crollo di almeno un terzo del mercato, che per noi vale circa l’8% dei ricavi. Per ora teniamo, ma nel 2015 la contrazione delle vendite sarà fortissima».

«Ogni ora che passa va peggio - aggiunge sconsolato Arturo Venanzi, imprenditore fermano delle calzature - e devo dire che in pochi giorni la situazione è precipitata. Già prima si spediva la merce solo dopo aver ricevuto il saldo, ora è una regola ferrea, con l’aggiunta che abbiamo rallentato la produzione anche per gli ordini confermati con un anticipo del 30 per cento. Non possiamo rischiare di lavorare per poi tenerci i prodotti in magazzino all’infinito».

Per l’azienda di Venanzi, 40 addetti a Montegranaro, nelle Marche, la Russia vale il 20% dei ricavi e le commesse a rischio sono stimate in 700mila euro. «So di altre aziende del territorio che hanno ricevuto cancellazioni - spiega Venanzi - mentre noi per ora stiamo cercando di capire. Il problema è che in questa fase è meglio essere prudenti, perché avendo definito i prezzi in euro ora i clienti russi per reperire la valuta necessaria devono spendere quasi il doppio rispetto ad un anno fa, con un’impennata del 50% solo negli ultimi giorni. Magari in questa stagione in qualche modo si farà, il problema sarà la prossima. Perché a questi tassi di cambio come faranno le famiglie russe a comprare?».

I problemi di valuta tuttavia non riguardano ogni settore dell’economia e in particolare nell’oil&gas i committenti di Mosca riescono ad avere ingenti incassi in dollari. Fondamentali per pagare i fornitori come la Ermando Rosa, che con Mosca realizza il 18% del proprio giro d’affari.

«Ho qui una rettificatrice da 750mila euro in fase di spedizione - racconta l’imprenditore delle macchine utensili Riccardo Rosa - e per ora non vedo alcun problema. Il cliente ha già pagato l’anticipo del 40% con un bonifico e pagherà il saldo allo stesso modo, hanno una provvista in dollari che consente loro di lavorare senza problemi. Diverso invece il caso di altri clienti che abbiamo nel settore della Difesa, anche se per ora sembrano più che altro scettici sulla nostra capacità di esportare alla luce dell’embargo esistente per i prodotti dual-use».

Nel settore dei mobili la flessione media dell’export tra gennaio e ottobre è del 7,5% ma anche in questa situazione c’è chi continua a crescere, come il gruppo Scavolini, presente nel Paese con 50 negozi monomarca. «Ero proprio ora al telefono ora con il nostro agente in Russia - spiega l’ad Fabiana Scavolini - perché siamo oggettivamente preoccupati e vogliamo capire cosa sta accadendo. Per noi la Russia insieme agli Stati Uniti rappresenta il primo mercato estero di sbocco e devo dire che anche nel 2014 a Mosca saremo in crescita, con un inizio d’anno in corsa e un rallentamento nel secondo semestre. Per ora però vediamo solo un rallentamento delle decisioni di acquisto, i nostri listini sono in euro e al momento non vediamo un’inversione di tendenza negli ordini dei nostri negozi».

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