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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 21:42.
L'ultima modifica è del 17 dicembre 2014 alle ore 21:44.

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La Federal reserve è «paziente» sulla stretta. La banca centrale americana ha fornito indicazioni tutte nuove sui tempi del prossimo rialzo dei tassi (che in 15 governatori, su 17, si aspettano nel 2015), pur ripetendo che sono «coerenti» con la frase finora contenuta nei comunicati di politica monetaria: quella secondo la quale i tassi saranno tenuti al livello attuale (0-0,25%) «per un tempo considerevole» e comunque - se le condizioni economiche non cambieranno - sino alla riunione del 28 e del 29 aprile.

Un nuovo linguaggio
Janet Yellen ha quindi deciso per una transizione morbida dal vecchio al nuovo linguaggio. «Nel determinare quanto a lungo mantenere questo range dei tassi - spiega il “nuovo” comunicato - il Comitato (di politica monetaria, il Fomc, ndr) valuterà i progressi, sia realizzati che attesi, verso i suoi obiettivi della massima occupazione e dell’inflazione al due per cento. Questa valutazione - continua il documento - prenderà in considerazione un ampio range di informazioni, incluse misure sulle condizioni del mercato del lavoro, indicatori delle pressioni inflazionistiche e delle aspettative di inflazione e i dati sull’andamento dei mercati finanziari».

Un passaggio morbido
La Fed sarà quindi guidata da un metodo nuovo. La vecchia indicazione, «i tassi saranno mantenuti al livello attuale per un livello considerevole», non è più valida. La banca centrale la ripete, ma solo per dire che la sua attuale valutazione sui tempi della stretta è «coerente» - si può quindi immaginare che sia la stessa - con quella del precedente comunicato. Per ora, è dunque il messaggio della Fed, non c’è un’accelerazione dei tempi della stretta. La Fed sarà «patient», paziente, indulgente, «nell’iniziare a normalizzare l’orientamento della politica monetaria».

Nel 2015 la stretta...
Le proiezioni economiche di dicembre, del resto, non sono molto diverse da quelle di settembre, anche se l’inflazione di fondo, core - che esclude il costo dell’energia - e la disoccupazione del 2015 saranno un po’ più basse rispetto fino a quanto finora previsto. Più incisive solo le variazioni nelle previsioni sull’inflazione complessiva, a causa del ribasso del petrolio.Non sembrano in ogni caso cambiate le intenzioni dei governatori: su 17, sono solo due - come a settembre - a prevedere il primo rialzo nel 2015. Per la fine dell’anno prossimo, uno dei componenti del Comitato si aspettava tassi vicino al 3% a settembre (nessuno oggi), dieci tra l’uno e il 2% (oggi sono nove), e sei tra lo zero e l’un per cento (oggi sono otto): sembra davvero un Comitato più indulgente per l’immediato futuro anche se marginalmente più rigido per i mesi successivi.

...ma nessun rialzo fino ad aprile
Sicuramente, ha spiegato Yellen, non ci saranno rialzi «nelle prossime due riunioni del comitato», ossia a fine gennaio e a metà marzo. Se ne parlerà quindi a partire da fine aprile, ma sempre se i dati macroeconomici non renderanno urgente una mossa anticipata: come sempre in politica monetaria, non è una promessa, ma un’indicazione sulla base della situazione attuale. Le mosse successive, ha aggiunto Yellen, dipenderanno tutte dai dati. La forward guidance, la politica di indicare in anticipo il percorso dei tassi d’interesse, sta dunque finendo.

«Positiva» la flessione del petrolio
Il presidente Yellen, in conferenza stampa, ha giudicato «positivo» per gli Stati Uniti, tenuto conto di tutto, il ribasso del petrolio, che aiuta famiglie e imprese, mentre ritiene che siano «transitorie», e incapaci di causare deflazione, l’attuale riduzione delle pressioni inflazionistiche e delle aspettative di inflazione. Alcuni governatori ritengono infatti che la dinamica dei prezzi possa addirittura rallentare nel 2015, ma entro la fine del 2017 dovrebbe tornare vicino al 2% annuo.

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