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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 06:39.

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Warsak Road, dove lo sguardo si rivolge a ovest verso il Khyber Pass e il confine con l’Afghanistan, è una strada larga e polverosa di Peshawar che ieri è stata inondata di mazzi di fiori mentre la notte si illuminava di centinaia di candele con una folla silenziosa che portava un cartello con scritta una sola parola di rabbia e disperazione: «Basta».

Il Pakistan, che soltanto una settimana fa si riempiva di orgoglio per Malala Yousafzai vincitrice del Nobel per la Pace con Kailash Satyarthi, ieri è piombato nel lutto per il peggiore attentato terroristico della sua storia recente: nell’attacco di un commando talebano alla scuola di Warsak Road sono state uccise 140 persone, 132 i bambini di età inferiore ai 15 anni. Una carneficina a sangue freddo, metodica e impietosa, rivendicata dai talebani pakistani con una frase lapidaria: «Vogliamo che voi proviate il nostro stesso dolore».

La strage di Peshawar non è certo causale: questa è la vendetta dei talebani pakistani (Tehrik-e-Taliban Pakistan, Ttp) per le vaste operazioni militari in Waziristan condotte dalle forze armate di Islamabad in coordinamento con gli Stati Uniti e in vista anche del ritiro degli americani dall’Afghanistan nel 2015.

Peshawar, quattro milioni di abitanti, capitale della North West Frontier, è una città di confine di fronte al leggendario Khyber Pass che forse detiene il record mondiale degli attentati cominciati con frequenza impressionante dopo l’11 settembre 2001 e l’attacco americano all’Emirato talebano dell’Afghanistan che ospitava al-Qaeda e Osama bin Laden. È uno dei bersagli maggiormente presi di mira dal terrorismo talebano in un’area dove i fondamentalisti possano contare sull’appoggio dei pashtun, l’etnia maggioritaria dall’Afghanistan che domina anche questa zona della frontiera pakistana delimitata dalla storica Linea Durand. A cavallo di queste montagne dell’area tribale, la guerriglia talebana ha sempre condotto le sue azioni più sanguinose e qui ci sono anche gli ultimi santuari dei leader di al-Qaeda.

La carneficina di Warsak Road, iniziata intorno alle 11, è andata avanti per sette ore fino a quando l’esercito è riuscito a riconquistare il controllo della scuola. L’istituto è frequentato da un migliaio di studenti: per loro è stato un inferno. Alcuni sono riusciti a fuggire, altri si sono finti morti e chi è sopravvissuto ha raccontato scene raccapriccianti: gli uomini del commando hanno fatto irruzione nelle aule e sparato a caso, rincorrendo gli alunni e stanando quelli nascosti sotto i banchi. Al termine sono stati uccisi i nove uomini del commando che erano entrati tutti - secondo i talebani - con giubbotti esplosivi: qualcuno li ha sentiti parlare con accento straniero e, tra di loro, in arabo.

Qual era l’obiettivo dei talebani? Colpire al cuore il Pakistan e il simbolo della sua unità nazionale, le forze armate. La scuola di Warsak Road fa parte del sistema di college pubblici gestiti dall’esercito. Ma soprattutto questa è stata una rappresaglia per l’offensiva dell’esercito in Nord Waziristan, al confine con l’Afghanistan, dove si trovano le roccaforti talebane. I talebani lo hanno detto chiaramente. «Abbiamo scelto con cura la scuola militare perché il governo ha preso di mira le nostre famiglie e le nostre donne. Vogliamo far provare ai militari il nostro stesso dolore», ha affermato Muhammad Umar Khorasani, portavoce dei Tehreek-e-Taliban.

Il mondo sotto shock si è sollevato inorridito. Malala Yousafzai, che proprio i talebani riuscirono quasi a uccidere per il suo impegno a favore dell’educazione femminile, ha detto di sentirsi con «il cuore a pezzi». Il presidente americano, Barack Obama, ha parlato di atto atroce. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha affermato che è stato «un atto orrendo e codardo contro bambini indifesi». Il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, ha parlato di attacco «ai valori universali».

Significativo il messaggio del presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani, Paese con il quale, come con l’India, il Pakistan è in perenne rotta di collisione: «Combatteremo insieme per eliminare il terrorismo e portare stabilità alla regione».

I talebani invece non mostrano cedimenti: «Questo è solo un trailer, presto ci saranno nuovi attacchi». E come in un’oscura ma immediata profezia una bomba è esplosa (senza conseguenze) al passaggio dell’auto del consigliere del premier pakistano Nawaz Sharif, Amir Muqam, che aveva appena visitato la scuola di Warsak Road.

VICINI AD AL-QAEDA

Il gruppo terroristico Ttp

L’attentato alla scuola è stato rivendicato dal Movimento dei talebani del Pakistan, Tehrik-e-Taliban Pakistan, Ttp in sigla. Si tratta del principale gruppo fondamentalista islamico del Paese.

È lo stesso gruppo di terroristi che nel 2012 aveva tentato di uccidere, Malala Yousafzai, la studentessa alla quale è stato assegnato quest’anno il Premio Nobel per la pace, proprio per la sua lotta per i diritti civili e il diritto all’istruzione.

Vicino ad al-Qaeda, Ttp rappresenta una coalizione eterogenea di gruppi jihadisti che ha ucciso migliaia di pakistani dall’inizio del 2007 nella guerra dichiarata contro il governo di Islamabad e i suoi alleati. Il gruppo colpisce soprattutto del Nord Waziristan, alla frontiera con l’Afghanistan.

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