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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2014 alle ore 09:18.
L'ultima modifica è del 21 dicembre 2014 alle ore 10:13.

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Ieri in tutti i quartieri di Mosca hanno aperto i mercatini degli alberi di Natale e i prezzi, assicura il Comune all'agenzia Interfax, saranno gli stessi dello scorso anno: fino a 900 rubli (più o meno 12 euro, cambio permettendo) per uno ёлка made in Russia, ma da 3.200 a 4.200 rubli per un abete importato invece dalla Danimarca.

In questa fine d'anno di crisi, del resto, tutto incoraggia a concentrarsi sui prodotti di casa: la drammatica svalutazione del rublo delle ultime settimane ha portato all'estremo ciò che l'embargo scattato in agosto per la crisi ucraina aveva provocato nel settore agroalimentare. Tutto ciò che viene dall'estero è sempre più caro, e i redditi non tengono il passo con l'inflazione. La crisi, auspica Vladimir Putin, dovrà aiutare l'economia interna a diversificare e a rafforzarsi, come nel 1998. «Ne usciremo più forti», cerca di rassicurare il presidente.

Per strada, molti sembrano volergli credere. Anche se chioschetti, negozi e grandi magazzini si fermano uno dopo l'altro per aggiornare i listini: la notizia del giorno è che Ikea sabato ha riaperto, dopo uno stop di due giorni in cui aveva sospeso la vendita di cucine, prese d'assalto quando ancora i prezzi non riflettevano il crollo di valore del rublo. «Tutto finirà bene», è una frase ricorrente tra le persone intervistate dai vari mezzi di informazione. Gli analisti prevedono il colpo più forte nei prossimi mesi, quando si faranno sentire davvero l'aumento dei prezzi, il calo dei salari, i tagli di spesa, la disoccupazione e il livello di povertà. Eppure tanti esprimono l'aspettativa che per magia l'anno nuovo sistemerà le cose, e la fiducia malgrado tutto nella stabilità conquistata con Putin, e nella sua nuova Russia. Oppure, la rassegnazione: «Ci siamo abituati! - esclama una signora anziana interpellata dal Moscow Times proprio davanti alla sede della Banca centrale russa -. Del resto, il Paese è questo». Ma mentre lo dice, sorride.

Una ragazza indica i tabelloni dei cambi, alcuni non sanno come indicare un numero che tre mesi fa sarebbe stato impensabile: cento rubli per un euro, ci vorrebbero cinque caselle - con i due decimali - invece di quattro. «Cosa vuole che cambi a questo punto?», scrolla le spalle una ragazza anche se altri hanno preferito comunque prendere d'assalto bancomat e banche per cambiare in euro, dollari o sterline, prima di veder assottigliarsi ancor di più i propri risparmi. La crisi colpisce soprattutto chi ha comunque qualcosa da parte, osserva qualcuno.

E tanti, nella nuova classe media nata nei primi anni dell'era Putin, ora stanno cominciando a rinunciare a qualcosa. Soprattutto ai viaggi: poiché siamo alla vigilia delle feste, il riflesso della crisi si vede soprattutto qui, la domanda di viaggi all'estero sarebbe crollata del 60%. Molti si sono trovati con biglietti d'aereo già acquistati, ma senza la certezza di avere più abbastanza da spendere, a Parigi o sulle Alpi. Molti rinunciano, anche se i biglietti non sono rimborsabili. E poiché sarà un Nuovo Anno di crisi (per i russi il Natale è la conclusione del periodo festivo, il 7 gennaio) le riviste sono piene di consigli per festeggiare comunque a casa: ricette tradizionali russe, istruzioni per far durare l'abete il più a lungo possibile, perfino consigli per aprire come si deve la bottiglia di champagne (o vino dolce, più probabilmente). Le autorità fanno la loro parte: sul sito del governo si propone di emendare una legge per consentire la pubblicità di vini, spumanti e birre di produzione russa in televisione, anche durante gli eventi sportivi. Buon anno.

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