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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2014 alle ore 20:15.

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I Peshmerga curdi «sono entrati nel centro di Sinjar e hanno liberato la città»: lo afferma il consiglio di sicurezza della regione del Kurdistan citato dalla Cnn. Le tv curde citano invece Zaid Ali, comandante di una unità sul campo, secondo il quale «i miliziani dell'Isis sono stati costretti a ritirarsi dopo le forti perdite subite».

«I miliziani dell'Isis si stanno ritirando in Siria», afferma il comandante dei Peshmerga. Sinjar è stata al centro del dramma degli Yazidi, la minoranza “braccata” dall'Isis, che ha subito uccisioni di massa, sequestri e riduzione in schiavitù. Qualche giorno fa i Peshmerga, coadiuvati dai raid dei caccia della coalizione internazionale, erano riusciti a fare breccia, spezzando l'assedio dell'Isis.

Che sta succedendo dunque in Siria e nel Califfato? Comincia a funzionare quella alleanza militare tra truppe di terra curde e il controllo dei cieli con droni e aerei che mette in difficoltà l'esercito del califfato? Pare proprio di sì, almeno a giudicare dai primi risultati sul terreno.Il risultato di questa riconquista è la scoperta sul terreno di fosse comuni. I peshmerga curdi «hanno trovato una fossa comune con i resti di 70 persone, comprese donne e bambini, massacrate dall'Isis» nel villaggio Hardan, sul monte Sinjar. Lo scrivono i media del Kurdistan, la regione autonoma del Nord Iraq citando il colonnello Marwan Ahmed: «I residenti ci hanno detto che ce ne sono almeno altre tre nella zona, è stato un genocidio».Non solo.

I Peshmerga curdi «sono avanzati in sei sobborghi di Kobane, la città al confine tra Turchia e Siria, prendendo il controllo anche del centro culturale nell'area». Lo afferma un responsabile del governo del Kurdistan citato da al Arabiya. Questo significa che i peshmerga, come vengono chiamati i soldati curdi, sono ben armati e hanno imparato a raccordarsi con l'aviazione americana e britannica.

La situazione tra le forze dell'Isis è di dura reazione contro le defezioni. Secondo quanto scrive il Financial Times, che cita un attivista siriano impegnato contro l'Isis e contro il regime di Bashar al-Assad, i jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) hanno giustiziato un centinaio di militanti stranieri che stavano tentando la defezione, fuggendo dal comando generale dell'Is a Raqqa, nel nord della Siria. La fonte ha dichiarato di aver «verificato 100 esecuzioni» di combattenti stranieri dell'Isis. L'ennesimo segnale inquietante che proviene dal Medio Oriente

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