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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2014 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 20 dicembre 2014 alle ore 09:10.

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Secondo l’accusa ombre di riciclaggio sulla Suiconsulting Srl per presunti collegamenti

con la cosca siciliana

dei Santapaola

ROMA

Dietro la ramificazione imprenditoriale delle coop c’era «un’associazione mafiosa». Dopo la convalida sull’esistenza del «416-bis» per il boss Massimo Carminati, il Tribunale del Riesame di Roma riconosce il «vincolo associativo» anche per Salvatore Buzzi, la mente finanziaria cui era demandata la gestione delle cooperative. E lo fa nello stesso giorno in cui il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha suffragato «la configurazione» accusatoria impostata «da un procuratore serio come Giuseppe Pignatone».

L’impianto della Procura della Repubblica capitolina, dunque, regge, anche se il collegio giudicante ha revocato la misura cautelare per Riccardo Mancini, ex amministratore dell’Ente Eur spa che, stando agli atti, avrebbe intascato tangenti poi confluite nella Fondazione Nuova Italia dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Misura attenuata, invece, per Giovanni Fiscon, ex direttore generale di Ama, la municipalizzata capitolina che si occupa di igiene urbana, anche lui accusato di corruzione in merito ad appalti concessi dall’azienda controllata dal Comune di Roma. Per il resto il Riesame ha confermato tutte le ipotesi formulate negli atti dall'aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli. Ed è soprattutto la figura di un personaggio come Buzzi a essere finito al centro degli accertamenti. Perché l’uomo, con supposte ramificazioni nella ‘ndrangheta e con organizzazioni criminali del Lazio, avrebbe portato la “29giugno coop” nei ricchi appalti con la pubblica amministrazione. Un vero e proprio fiore all’occhiello nell’holding criminale, che ha trovato il vero business nell’immigrazione, incassando commesse milionarie con la “Eriche29”. Una mafia, stando all’impostazione della Procura, che con le storiche organizzazioni criminali italiane non avrebbe nulla a che vedere, se non nei rapporti di natura finanziaria. E non è un caso che lo abbia sottolineato lo stesso Alfano, ieri all’incontro sul bilancio 2014 della Direzione investigativa antimafia. Il ministro ha affermato che c’è stata «approssimazione con cui si è parlato del 416-bis, come se qualcuno potesse ancora pensare che l’organizzazione mafiosa sia un club con sede a Corleone e con uomini con la coppola». La «mafia», ha aggiunto, «è metodo e cultura», come la «corruzione», che «è un cancro che vogliamo estirpare e io sono sicuro che l’Italia ha energie morali per farlo». D’altronde i punti di contatto svelati dalla Procura di Roma tra Mafia Capitale e le altre organizzazioni, come ‘ndrangheta e cosa nostra, risiedono soprattutto nel campo finanziario. A soggetti riconducibili alla cosca calabrese dei Mancuso, per esempio, sarebbe stata data la possibilità di gestire la coop “Santo Stefano”, cui lo stesso Buzzi – forte dei suoi legami pregressi con il clan per la gestione di un campo profughi in Calabria – aveva attribuito la coop, sub-appaltando il servizio di pulizia del mercato romano dell’Esquilino. I contatti con cosa nostra sembrerebbero legati a presunte forme di riciclaggio. È il caso della Suiconsulting srl, finita nell’inchiesta sullo svuotamento della società Arc Trade dell’imprenditore Marco Iannilli (anche lui indagato in Mafia Capitale). Una società che, stando agli atti dell’accusa, avrebbe dei collegamenti con il clan siciliano dei Santapaola. L’indagine, dunque, è molto ampia. E nasce da un collaboratore di giustizia, Roberto Grilli. L’uomo ha fatto luce sul supposto intreccio affaristico-mafioso riconducibile al boss del “mondo di mezzo”, Massimo Carminati. Tuttavia nel settore dei reati contro la pubblica amministrazione, come le corruzioni, manca una norma che incentivi la denuncia. Lo dice lo stesso Alfano, il quale ha spiegato che «sono pronto a sostenere in Parlamento una norma che favorisca i pentiti nei sistemi corruttivi: sono sicuro che troveremo larghe convergenze». Infine il ministro dell’Interno è entrato nel merito delle indagini su cosa nostra e, più in particolare, del boss Matteo Messina Denaro. «Ci avviciniamo alla sua cattura – ha concluso – come indicano le recenti operazioni di sequestro di beni al suo clan. Non daremo tregua nella sua caccia».

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LE DECISIONI

SALVATORE BUZZI

PRESIDENTE COOPERATIVA 29 GIUGNO

Il Tribunale del Riesame di Roma ha confermato per lui la misura della custodia cautelare, riconoscendo l’aggravante dell’associazione mafosa

EX AMMINISTRATORE DELEGATO EUR-SPA

Lo stesso Tribunale del Riesame ha invece revocato la misura cautelare per l’ex amministratore delegato dell’Ente Eur Spa

GIOVANNI FISCON

EX DIRETTORE GENERALE AMA

Nei suoi confronti il Tribunale del risesame ha disposto l’attenuazione della misura dalla custodia cautelare agli arresti domiciliari

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