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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2014 alle ore 16:10.
L'ultima modifica è del 21 dicembre 2014 alle ore 16:20.

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Il presidente americano Barack Obama ha detto oggi, in una intervista alla rete televisiva Cnn, che gli Stati Uniti stanno considerando l'ipotesi di inserire di inserire la Corea del Nord nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo in seguito al cyberattacco che il 24 novembre ha colpito Sony; questo tuttavia, ha specificato, potrà accadere dopo che ci sarà l’esito di un rapporto che l’intelligence Usa sta preparando sul caso.

Tuttavia, Obama ha anche spiegato che non considera l’attacco informatico un «atto di guerra». «Credo che sia stato un atto di cybervandalismo», ha sottolineato, un atto «che prendiamo molto seriamente. Risponderemo in modo commisurato», ha aggiunto.

Da parte sua, la Corea del Nord ha oggi nuovamente minacciato rappresaglie contro la Casa Bianca e altri obiettivi Usa, nel caso che gli Stati Uniti prendano misure nei confronti dello Stato asiatico dopo l'hackeraggio della Sony Pictures. «Risponderemo in modo proporzionale nel momento, nel luogo e nel modo che sceglieremo», ha fatto sapere la Commissione nazionale di difesa nordcoreana. La commissione, citata dall'agenzia di stato Kcna, ha aggiunto che l'esercito e il popolo nordcoreano «sono pronti ad un confronto con gli Stati Uniti, in tutti gli spazi di conflitto, compresi gli spazi della Cyberguerra per far esplodere queste cittadelle». «Il nostro contrattacco più duro - si precisa - sarà condotto contro la Casa Bianca, il Pentagono e il continente americano, la fogna del terrorismo, e supererà di gran lunga il “contrattacco simmetrico” annunciato da Obama».

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