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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2014 alle ore 06:39.
L'America potrà vedere «The Interview». Gli hacker non hanno vinto. Dopo l'intervento del presidente degli Stati Uniti Barack Obama e le polemiche nel mondo delle major il controverso film della Sony Pictures Entertainment verrà proiettato il 25 dicembre in un certo numero di cinema, una frazione rispetto alle migliaia originariamente previste. Lo studio cinematografico ha cambiato così idea. Solo sei giorni fa aveva annullato completamente il debutto natalizio sul grande schermo della commedia che narra il piano per assassinare il leader nordcoreano Kim Jong-un. Quella scelta fu presa sulla scia di minacce di attacchi terroristici arrivate dagli stessi hacker che avevano già colpito il gruppo di Hollywood controllato dalla giapponese Sony. Secondo gli Stati Uniti c'è la Corea del Nord al centro dell'attività di questi pirati informatici. Ma non c'è nulla di ufficiale. Secondo più voci della stampa americana non c'è ancora certezza della mano coreana. Si fa la strada anche una pista interna che poco o nulla avrebbe a che fare con hacker coreani eterodiretti dal regime. Potrebbe esserci un regolamento di conti con radici lontane. Ricordiamo che in aprile un gruppo di hacker se l'era presa con il network di Playstation creando danni milionari alla multinazionale. I servizi americani sono convinti del contrario. Il regime coreano la scorsa estate, quando era stato diffuso il trailer del film, lo aveva definito un atto di guerra, aveva minacciato rappresaglie e si era anche rivolto all'Onu per bloccarlo. Poi, in autunno si fece vivo dietro la sigla Gop (Guardians of peace) un sedicente gruppo di hacker che con una azione dimostrativa lancia una sfida sugli pc aziendali di Sony. E' solo l'assaggio. A novembre Sony Pictures ha subito una violazione dei propri sistemi di sicurezza. Vengono sottratti documenti e dati riservati relativi a dipendenti, produttori e registi. Nei giorni successivi, quasi per sfregio, vengono a più riprese pubblicati sul web. Con grave imbarazzo della multinazionale. I fatti precipitano alcuni giorni fa con la decisione di ritirare il film. E ora il dietro front. Per Sony Pictures si tratta «solo del primo passo» verso la diffusione della pellicola. Sembra infatti che il gruppo voglia trasmettere «The Interview» anche via video-on-demand. Le grandi catene cinematografiche degli Usa con molta probabilità non proietteranno il film. D'altra parte erano state proprio le cinque principali a comunicare che non avrebbero proiettato la pellicola.