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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2014 alle ore 06:36.

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I mercati finanziari si avvicinano al Natale segnando nuovi record. La Borsa di Wall Wall Street ha messo a segno nel corso della giornata un nuovo massimo storico (S&P 500 a 2.086 punti e il Dow Jones ha superato quota 18mila punti per la prima volta). Del resto è stato un leitmotiv nel 2014, perché si tratta della 36esima volta nel corso dell’anno che il listino statunitense chiude su livelli inesplorati. Acquisti anche sui listini europei con Piazza Affari (Ftse Mib +1,46%) tra le migliori (insieme a Parigi e Lisbona ha guadagnato oltre l’1%) a fronte di una media europea dello 0,46% (indice Eurostoxx 50).

La dose di buon umore è aumentata dopo che sono stati diffusi i dati definitivi sull’andamento del Pil nel terzo trimestre negli Stati Uniti, cresciuto del 5% (su base annua), molto meglio del dato preliminare (+3,9%) e delle stime degli analisti (+4,3%). È il dato migliore degli ultimi 11 anni. È poi balzata a dicembre la fiducia dei consumatori statunitensi, sui livelli più alti in quasi sette anni grazie a benzina meno cara e a migliori prospettive per occupazione e salari. A limitare l’entusiasmo degli operatori è arrivato però il deludente dato sugli ordini di beni durevoli che ha mostrato a novembre una flessione dello 0,7% rispetto alle attese del consensus fissate su un incremento del 3%. Ciò suggerisce che il passo veloce con cui l’economia americana è cresciuta nel secondo e terzo trimestre rallenterà negli ultimi tre mesi dell’anno, come d’altra parte già atteso. Per questo motivo, nonostante i buoni dati macro, gli analisti non si aspettano - come peraltro indicato anche dal governatore della Federal Reserve Yanet Yellen - un rialzo dei tassi negli Usa nel primo trimestre.

I dati macro statunitensi hanno spinto in alto il dollaro. L’euro è scivolato sotto 1,22 contro il biglietto verde, rivedendo ai minimi dall’estate 2012. Prosegue invece il recupero del rublo, che viaggia al top delle ultime due settimane nei confronti del dollaro. Questo mentre iniziano a prendere piede le misure a sostegno della valuta varate dal presidente Vladimir Putin. Il governo russo ha ordinato a cinque grandi società pubbliche specializzate nell’export di ridurre le loro riserve in valuta estera per sostenere il rublo, il che potrebbe significare per la divisa russa un aiuto fino a 50 miliardi di dollari. L’euro è stato scambiato a 67 rubli rispetto ai 100 della scorsa settimana, quando la divisa russa era scivolata ai minimi degli ultimi 15 anni. In serata, però, è arrivata una doccia fredda: Standard & Poor’s ha messo il rating della Russia (BBB-) sotto osservazione per un possibile declassamento.

Ma i record di giornata non si esauriscono qui. Il rendimento dei BTp a 10 anni è scivolato nel corso delle contrattazioni all’1,9%, mai così in basso (a livello nominale) nella storia. Ha poi chiuso all’1,94%, a fronte di uno spread con il Bund tedesco di 134 punti, in linea con i valori della vigilia. Mentre è in atto il mini-rally di fine anno, i mercati osservano da vicino la Grecia. Ieri si è conclusa con un nulla di fatto anche la seconda votazione in Parlamento per l’elezione del presidente della Repubblica greca. Solo 168 deputati hanno votato a favore del candidato del Governo, Stavros Dimas, mentre erano necessari 200 voti per l’elezione. La prossima votazione, l’ultima prevista dalla legge greca, è fissata per il 29 gennaio. In quella sede basteranno 180 voti su 300 per eleggere il presidente. Se non verrà centrato l’obiettivo non c’è alternativa alle elezioni anticipate. Scenario che proietterebbe turbolenza sui mercati.

.@vitolops

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Le performance dal 31 dicembre 2013 per i principali listini azionari e titoli di Stato

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