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Questo articolo è stato pubblicato il 26 dicembre 2014 alle ore 15:23.
L'ultima modifica è del 26 dicembre 2014 alle ore 18:54.

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Linea dura del Vaticano contro il blitz targato Femen di ieri nel cuore di piazza San Pietro, il giorno di Natale. La cittadina ucraina Iana Aleksandrovna Azhdanova, protagonista della singolare protesta con cui a seno nudo ed esibendo sul petto la scritta “God is a woman” si è lanciata all'assalto del presepe allestito in piazza rubando il “bambinello”, è stata infatti arrestata dalla Gendarmeria per “vilipendio, atti osceni in luogo pubblico e furto”, e si trova ora in una cella vaticana in attesa della convalida da parte del magistrato.

Mentre salgono così a due le persone attualmente rinchiuse in celle vaticane, dal momento che dalla sera del 22 si trova in stato di fermo anche l'imprenditore triestino Marcello Di Finizio che per circa 48 ore ha inscenato una protesta accampandosi sul timpano sovrastante il loggione della basilica di San Pietro, il Vaticano, con il fermo in flagranza di reato, a differenza di altri blitz che hanno avuto per protagoniste attiviste “Femen”, ha deciso per la mano ferma senza dare la donna in consegna alle autorità italiane. Sulla parte della piazza in cui sorge il presepe la giurisdizione è vaticana e l'allestimento è presidiato da una vigilanza costante ma certo, comunicando l'arresto, il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha voluto sottolineare anche come il fatto, avvenuto proprio nel giorno della benedizione Urbi et Orbi del Papa, sia “da considerare particolarmente grave per il luogo e le circostanze in cui è stato compiuto, offendendo intenzionalmente i sentimenti religiosi di innumerevoli persone”. “Né bisogna dimenticare - ha aggiunto il portavoce - che tre persone del gruppo 'Femen' avevano già compiuto recentemente, il 14 novembre, atti osceni offensivi per la fede cristiana nella piazza di San Pietro”.

Quel giorno le attiviste, mettendo in atto il gesto che è ormai il loro marchio, si denudarono a San Pietro per protestare contro la visita del Papa alle istituzioni europee di Strasburgo, ritenuta “un attacco alla secolarizzazione”. “E' quindi giusto - ha concluso Lombardi - procedere con opportuno rigore nei confronti del ripetersi di atti che violano intenzionalmente, ripetutamente e gravemente il diritto dei fedeli al rispetto delle loro legittime convinzioni religiose”. Come dire che la misura è colma. I blitz compiuti dalle Femen a San Pietro sono ormai numerosi. Nel novembre 2011, quando era Papa Benedetto XVI le attiviste, per lo più ucraine, manifestarono durante un Angelus per la “libertà della donna”. Nel gennaio 2013 fu la volta della protesta per i diritti dei gay. A dicembre 2013 una delle attiviste che voleva manifestare a favore dell'aborto fu fermata a via della Conciliazione prima di entrare nella piazza. Clamorosa fu invece la protesta nei giorni dell'ultimo conclave, a marzo del 2013. La riunione dei cardinali, che elesse poi Papa Francesco, era appena cominciata a due Femen si spogliarono per mostrare la scritta 'Pope no more'.

Iana Aleksandrovna Azhdanova che si trova nella Caserma del corpo della gendarmeria, è in attesa dell'interrogatorio del magistrato, così come Marcello Di Finizio, l'imprenditore friulano che il 21 dicembre scorso aveva “scalato” ancora la Basilica di San Pietro, senza raggiungere, come aveva fatto già altre quattro volte, la cupola di Michelangelo ma fermandosi sul timpano che sovrasta il loggione. Domenica Di Finizio aveva intimato di non voler scendere fino a quando non fosse stato ascoltato dal premier Matteo Renzi ma la sera seguente si è infine “arreso”, desistendo. La sua ultima azione dimostrativa sulla basilica era stata nel marzo di quest'anno e anche quella volta si era conclusa con il fermo. Poi, dopo la convalida dell'arresto il magistrato lo aveva rimesso in libertà, consegnandolo alle autorità italiane, non prima di avergli intimato di non avvicinarsi più alla basilica.

Intanto, sempre in tema di persone detenute in Vaticano, sono invece scaduti i termini dei domiciliari nel Collegio dei penitenzieri ma rimane sottoposto all'obbligo di permanenza nella Città Leonina, pur con una certa libertà di movimento, l'ex nunzio polacco Jozef Wesolowski, arrestato il 23 settembre scorso per le accuse di abusi sessuali su minori nella Repubblica Dominicana e possesso di materiale pedopornografico.

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