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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2014 alle ore 08:11.

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LO SCONTRO NEI DEM

Fassina: è un altro sì

del governo alla troika

Il vicesegretario Guerrini:

«No a personalismi,

vince l’occupazione»

C’è il no (scontato) della Cgil a cui si unisce la Uil e la “sinistra” Pd. C’è il sì della Cisl che parla di testo «migliorabile». C’è il Nuovo centrodestra che dopo le minacce a caldo diventa più cauto evocando il «mancato coraggio» e si trova messo all’angolo dal Pd e soprattutto da Forza Italia che ne denuncia la «marginalità» all’interno del Governo. Critici, come da copione, Sel, Lega e Cinque stelle.

A due giorni dalle tensioni sul varo delle sue prime misure attuative il Job acts continua a dividere. Anche se si raffreddano le tensioni all’interno del Governo con Ncd che fa una mezza retromarcia dopo la bocciatura di alcune sue richieste (in cima quella sull’opting out) e alla fine non se la sente di spezzare la corda. L’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che alla vigilia del Consiglio dei ministri aveva lanciato un ultimatum, ieri ha usato toni decisamente più soft: «Al governo è mancato il coraggio». Con il coordinatore Gaetano Quagliariello che riconosce il «passo in avanti» come dimostrano «le reazioni di netta ostilità da parte di Landini e della Cgil». La promessa ora è quella di continuare a far sentire la voce di Ncd quando si tratterà di dare i pareri ai decreti in Parlamento «pur sapendo che i numeri non consentiranno di rimettere mano al testo». Ma intanto così gli alfaniani incassano, dopo il tweet “sprezzante” a caldo di Roberto Speranza («Buon Natale Sacconi!»), anche le punzecchiature del presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano: «Anche Ncd ha imparato che di necessità si fa virtù. Dopo aver minacciato l’altro giorno una crisi di governo se non passavano nel Jobs Act l’opting out e lo scarso rendimento, la destra di governo è venuta a più miti consigli». Più pesanti le bordate di Forza Italia contro gli ex alleati con i quali il rapporto resta teso. Ieri la deputata Elvira Savino ha puntato direttamente al bersaglio, parlando di «marginalità» di Ncd nella coalizione di un governo in cui la «golden share è sempre più nelle mani della sinistra Pd e della Cgil».

Ma gli attacchi al Governo arrivanno anche dall’interno del Pd, dall’ala sinistra. I più veementi sono quelli di Stefano Fassina - «Renzi segue l’agenda della troika» - e di Pippo Civati per il quale, sotto l’albero, «Babbo Natale ha fatto trovare un brutto dono ai lavoratori». È il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, a cercare di mettere un punto alle polemiche interne sottolineando come sul Jobs act non ci siano «né vincitori né vinti» e che non serva a nulla «esasperare i personalismi» dato che a vincere è «la possibilità di creare occupazione».

Infine sindacati ancora in ordine sparso. Il passaggio in Cdm dei primi due decreti attuativi della delega, non avvicina Cgil, Cisl e Uil ancora ferme su posizioni diverse. Da una parte ci sono le dure reazioni dei leader Cgil e Uil, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo, che insieme al numero uno della Fiom, Maurizio Landini, bocciano il «compromesso» Renzi. Dall’altra la Cisl, che ritiene possibile migliorare il provvedimento ma che, di fatto, ne promuove l’impostazione.

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