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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2014 alle ore 09:47.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2014 alle ore 17:48.

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Intrappolati su una nave in fiamme alla deriva in mezzo alla tempesta, avvolti dal fumo e costretti ad aspettare per ore sul ponte al freddo mentre il fuoco divampato nel garage rendeva incandescente il pavimento anche ai ponti superiori. È l'odissea raccontata dai primi naufraghi del traghetto Norman Atlantic prelevati in condizioni di estrema difficoltà dai mezzi di soccorso sulla nave in fiamme al largo dell'Albania e portati in Puglia per essere assistiti in vari ospedali salentini.

Il terrore negli occhi dei testimoni
I passeggeri arrivati sinora stanno bene, hanno sintomi da ipotermia e in particolare una bimba di 5 anni ricoverata all'ospedale Perrino di Brindisi. Ma negli occhi hanno ancora il terrore perché, mentre la nave si inclinava nella tempesta, sapevano di non avere via di scampo. E la paura è tutta nella disperata richiesta di aiuto di un naufrago greco ancora a bordo: «Fate presto, la nave si è inclinata, siamo in pericolo, bruceremo come topi, non so quanto resisteremo».

Paura che resta stampata sul viso di una giovane donna tratta in salvo con i suoi due bimbi dall'elicottero dell'Aeronautica. Ancora seduta nel cesto che, grazie al verricello, l'ha trasportati dal ponte della nave all'interno dell'elicottero, stringe i suoi due piccoli e sembra non credere di avercela fatta. Sulla nave c'erano 478 persone, ma solo una parte di loro è riuscita a mettersi in salvo nelle scialuppe, prima che l'impianto elettrico saltasse bloccando l'impianto che consente di mettere a mare le barche. Per gli altri passeggeri rimasti è cominciato così l'incubo dell'attesa dei soccorsi, mentre il rogo nella pancia della nave si propagava ovunque e il fumo rendeva inaccessibile qualsiasi zona al chiuso.

«Moriamo di freddo e soffochiamo per il fumo»
«Siamo fuori sul ponte, stiamo morendo di freddo e soffochiamo per il fumo, l'incendio si estende sempre di più», ha raccontato alla tv greca uno dei naufraghi, Yorgos Stiliaras, aggiungendo «i pavimenti sono bollenti, le persone tremano e tossiscono. Non si sa se ce la faremo». Un altro naufrago ha raccontato che le suole delle scarpe hanno cominciato a fondersi mentre i passeggeri si trovavano nella zona della reception. La paura per il rogo che avanzava emerge dalle poche parole di una donna siriana incinta che è stata tra le prime ad essere salvata con i suoi due bimbi piccoli e portata nell'ospedale di Galatina (Lecce). In un inglese stentato è stata capace solo di dire «fuoco, fuoco», mentre i suoi bimbi piangevano.

«Sembrava il Titanic»
«Sembrava il Titanic», hanno raccontato altre due sorelline greche portate nell'ospedale di Brindisi. Loro sono ormai in salvo, ma i loro genitori sono ancora a bordo così come il padre di una ragazzina di Molfetta di 12 anni, ricoverata nell'ospedale di Copertino (Lecce) e figlia di uno degli uomini dell'equipaggio. «Stavo dormendo, siamo stati svegliati dalla sirena dell'allarme ed è stato un fuggi fuggi generale», ha raccontato. Anche lei sta bene ma è preoccupata perché non riesce a contattare i genitori. La madre e il fratello sono stati tratti in salvo e sono a bordo di un mercantile, il padre è rimasto a bordo della nave perché lì ci lavora. Moglie e figli erano andati in Grecia a trovarlo per le feste di Natale e stavano tornando a casa quando è scoppiato l'incendio.

La moglie di una vittima: non sapevamo dove andare
«Io sono stata salvata da una scialuppa, ma mio marito non era legato ed è morto, l'ho visto morire». È la testimonianza di Teodora Douli, la donna greca di 56 anni salvata ieri nelle acque dell'Adriatico dopo l'incendio scoppiato sul traghetto “Norman Atlantic”, ricoverata nel reparto di Ortopedia dell'ospedale «Santa Caterina Novella» di Galatina (Le) dove stamattina ha potuto riabbracciare il figlio giunto nel Salento per organizzare il ritorno a casa. «Io la notte dell'incendio non dormivo, mio marito invece si, era vicino alla porta» - ha raccontato la donna - poi abbiamo sentito odore di bruciato ed è avvenuto il disastro e la gente non sapeva dove andare. Quando siamo usciti hanno buttato una scialuppa dove sono entrate tante persone. Poi siamo stati quattro ore in acqua».

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