Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2014 alle ore 06:36.

My24

MENO AGGRESSIVI

Dopo l’iniziale richiesta

di una vera e propria ristrutturazione, il partito

si accontenterebbe di una moratoria sugli interessi

ATENE

Cosa promette Syriza, il partito della sinistra radicale in Grecia, in caso di vittoria alle prossime elezioni politiche dove potrebbe raggiungere 138 posti su 300, 12 voti meno della maggioranza necessaria ed essere quindi costretto ad una alleanza con la Sinistra democratica di Foutis Kouvelis? Il partito, passato dal 4% del 2009 al 28,3% negli ultimi sondaggi rispetto al 25% di Neo Dimokratia, l’attuale partito di maggioranza, chiede uno sconto del 70% del debito greco ai creditori internazionali così come avvenne nel 1952 quando gli alleati concessero uno sconto del 62% alla Germania sconfitta. Una richiesta molto delicata per il fatto che potrebbe diventare un pericoloso precedente nell’Eurozona, che finora ha sempre evitato salvataggi con ristrutturazioni del debito a carico dei contribuenti di altri Stati membri.

La montagna di aiuti finora concessi ad Atene sono tecnicamente dei prestiti che dovranno essere restituiti. Diverso il caso dell’haircut da 100 miliardi di euro che ha coinvolto solo i detentori privati dei bond ellenici nel marzo 2012. Syriza ha reso nota la sua posizione durante un road show svoltosi a novembre alla City di Londra, dove due emissari del partito di Alexis Tsipras, Giorgos Stathakis e Yiannis Milios (ora candidati alla carica di ministro delle Finanze) hanno spiegato la loro strategia economica a 35 banchieri d’affari, che sono rimasti sconcertati dalle proposte dei due consiglieri economici. Syriza, ora fa sapere che si accontenterebbe di una “moratoria” del pagamento degli interessi pari a 9 miliardi di euro sul debito greco, che secondo analisi di economisti indipendenti ammonta a 330 miliardi di euro, pari al 177% del Pil che nel frattempo si è ridotto del 25 per cento. «È uno scherzo» è stata la reazione di Joerg Sponer, analista di Capital fund, al termine della riunione londinese.

Syriza chiede anche di ridurre le politiche di austerità fornendo elettricità e cibo gratuito (food stamp come negli Usa) alle famiglie più povere, ripristino della 13^ mensilità ai pensionati minimi, innalzamento della soglia di esenzione fiscale da 5mila a 12mile euro, ma Sponer in una mail inviata ai suoi clienti ha parlato di «scenario cipriota», con i risparmiatori che corrono ai bancomat delle banche, fuga dei capitali all’estero e fine dell’arrivo degli investimenti dall’estero.

Syriza negli ultimi tempi ha però abbassato i toni delle richieste, affermando che non ci saranno decisioni unilaterali sul debito o sulle misure di austerity.

Ma chi sono i detentori del debito greco? Dei 330 miliardi di euro complessivi del debito greco il 72% sono da considerarsi “official loans”, cioè crediti in mano a istituzioni pubbliche (60% della Ue attraverso i suoi fondi Efsf e Esm, e 12% dell’Fmi); 5% sono altri prestiti; l’8% è detenuto dalla Bce; il restante 15% sono marketable debt, cioè titoli di debito trattabili sul mercato secondario (11% sono bond e 4% sono bills, cioè prestiti a breve termine).

Quindi, se si arrivasse a uno “sconto” per evitare l’uscita di Atene dall’euro, a perderci sarebbe soprattutto la Ue, attraverso l’Esm (il fondo salva-Stati) e i suoi Stati membri: in percentuale maggiore la Germania, che ha una quota del 27% del fondo salva-stati europeo, seguita dalla Francia con il 20%, dall’Italia con poco meno del 18% e dalla Spagna con l’11,9 per cento.

In una recente intervista sulla dimensione del debito pubblico ellenico, che quest’anno toccherà il picco del 177% del Pil, Klaus Regling, presidente del Fondo salva-Stati, ha spiegato come il debito greco sia comunque «sostenibile» finché proseguono le riforme strutturali. L’Esm detiene attualmente il 44% del debito pubblico greco, mentre sui fondi prestati, con una durata media di 32 anni, Atene paga tassi annui di interesse molto bassi «intorno all’1,5%», ha sottolineato Regling. Eppure l’ipotesi di ristrutturazione del debito resta sullo sfondo e Tsipras conta di farne un argomento della sua campagna elettorale che ad Atene è già cominciata e si preannuncia molto calda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi