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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2015 alle ore 12:45.
L'ultima modifica è del 01 gennaio 2015 alle ore 13:13.

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Dopo la condanna alla corruzione e alla deriva di Mafia Capitale lanciata la sera prima, nel primo intervento pubblico del nuovo anno il Papa guarda al 2015 con l'emergenza della «terza guerra mondiale» combattuta a pezzi, che genera morti, distruzioni e persecuzioni delle minoranze religiose, non solo quella cristiana. E infatti nel giorno della 48.ma Giornata Mondiale della Pace - il cui messaggio ufficiale è contro ogni forma di schiavitù, contro cui è stato firmato un appello in novembre da tutti i leader religiosi in Vaticano - Francesco davanti a 50mila fedeli chiede pace per tutti, a partire da quella tra le Nazioni: «Tutti siamo chiamati a essere liberi, tutti a essere figli e ciascuno secondo le proprie responsabilità a lottare contro le moderne forme di schiavitù. Da ogni popolo cultura e religione uniamo le nostre forze». E a braccio ha aggiunto: «La pace è sempre possibile, sempre possibile, dobbiamo cercarla». E mette in guardia contro gli approcci “legalistici” ai problemi: «La legge privata della grazia diventa un giogo insopportabile».

Ma il messaggio di Bergoglio nell'omelia a San Pietro entra anche nel profondo delle tematiche della fede e della pastorale, con un occhio agli appuntamenti del 2015, il più importante dei quali è senz'altro il Sinodo sulla famiglia di ottobre. Il Papa oggi ha ribadito un concetto-chiave: la Chiesa e Cristo sono inseparabili. Insomma, il Papa non riconosce in alcun modo il cattolicesimo “fai da te”, sganciato dalla Chiesa: «La nostra fede - ha detto oggi - non è una dottrina astratta o una filosofia, ma è la relazione vitale e piena con una persona, Gesù Cristo». Senza la Chiesa «il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori».

Forse in queste parole si può leggere in qualche modo anche un messaggio a quanti nel mondo della cultura laica nel mondo occidentale vogliono erigere Bergoglio a simbolo di un cristianesimo sempre meno di fede e più di presenza meramente sociale. E non a caso il Papa richiama quanto disse su questo Paolo VI, il pontefice del Concilio (altra epoca di grandi innovazioni ma anche di spinte a volte un po' estremiste), che definì “dicotomia assurda” scindere Chiesa e Cristo.

Un calendario fitto quello del Papa nel 2015, che si apre con il viaggio in Sri Lanka e Filippine dal 12 al 19 gennaio, ma che sarà preceduto probabilmente dall'annuncio dei nuovi cardinali, che saranna “creati” nel concistoro di meta' febbraio: l'attesa è per 10-12 nomi, di cui pochi di Curia e pochissimi italiani. Poi sempre a febbraio nuovo vertice sulla riforma della Curia, che preparerà le decisioni su accorpamenti di ministeri e nuove funzioni. In calendario anche altre due viaggi. In Usa e America Latina, ma è il Sinodo sulla famiglia l'appuntamento clou, dove i temi della comunione ai divorziati risposati e le coppie gay saranno di nuovo al centro del confronto tra progressisti e conservatori.

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