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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2015 alle ore 08:33.

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NEW YORK – Mario Cuomo, il primo governatore italo americano a New York, personaggio amletico che due volte flirtò con la corsa per la Casa Bianca è morto ieri sera nella sua casa a New York, a 82 anni. La morte è avvenuta poche ore dopo il giuramento del figlio Andrew per il secondo mandato come governatore dello stato di New York. Andrew aveva lavorato molto da vicino col padre da cui ereditò una importante base politica locale in una versione italo americana delle dinastie politiche che sembrano dominare, anche a livello presidenziale, la vita politica del paese.

Per chi l'ha conosciuto da vicino, Cuomo resterà sempre un personaggio di grande calore umano, di straordinaria energia, fatto di una pasta molto più spontanea rispetto al figlio, più legnoso e di minore comunicativa. Che Cuomo fosse un “natural” lo si capi' alla convention di San Franciso del 1984, quando il Governatore appena eletto fu chiamato a pronunciare il key note speech.

Lo ricordiamo ancora oggi, con quella sua grande oratoria che travolse la platea, mise in ombra il candidato democratico alla Casa Bianca Walter Mondale ridicolizzando allo stesso tempo le rivendicazioni di Ronald Reagan, il candidato repubblicano con anedotti anche molto personali: non c'erano solo città su colline splendenti, diceva a Reagan riferendosi a uno degli slogan del Presidente repubblicano, c'è soprattutto, l'americano medio che deve lavorare sodo, senza sconti per poter arrivare a fatica alla fine del mese. Un messaggio molto attuale nel contesto di difficoltà economiche in cui si e' trovato il paese soprattutto dal punto di vista della sperequazione.

Cuomo fu incoraggiato a correre per la Casa Bianca, ma resisteva. Non se l'e' sentita di correre contro George Bush Sr. nel 1992 spianando così la strada a Bill Clinton. La sua indecisione lo portò a decidere contro la corsa elettorale a 90 minuti dalla scadenza ultima per registrarsi ufficialmente alle primarie del New Hampshire. L'aereo era pronto a partire, coi motori accesi sulla pista, ma Cuomo non riuscì a superare quello che molti definirono un complesso proprio da italo americano contro l'aristocratico wasp Bush. Lui, di grandi tradizioni liberal, un goverantore che esercitò il suo ruolo con il pugno di ferro, non sopportò facilmente gli attacchi legati alla famiglia della moglie, Matilda, una grande sostenitrice della causa italo americana con il suo movimento Due Case Una Tradizione.

Ma lui Cuomo, figlio di immigrati, Andrea e Immacolata, che arrivarono in America dalla provincia di Salerno senza una lira, che non parlavano inglese, che faticarono per poter far studiare i figli, resta un simbolo non solo della bandiera “liberal” nel partito democratico, ma il simbolo dello stesso sogno americano. Studiò legge e si dedicò presto alla politica. Il suo cruccio? Quello di non aver realizzato un grande progetto per il suo stato. La sua delusione? La sconfitta per mano di George Pataki, quando contro il consiglio dei suoi uomini decise di correre per un quarto mandato alla guida dello stato di New York.

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