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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2015 alle ore 16:31.
È di 3 guardie di frontiera, uccise al confine con l'Iraq, il bilancio provvisorio del «primo attacco» degli jiahdisti sunniti dell’Isis in Arabia Saudita, culla del wahabismo, l'interpretazione forse più rigida dell'islam sunnita. L’attacco, ad opera di un kamikaze, è avvenuto - secondo il ministero dell’Interno di Riad - in risposta all'adesione saudita «alla coalizione a guida Usa contro il Califfato.
Teatro dell'attacco la zona di Suwayf, nella regione di Arar, al confine con l'Iraq, terra conquistata dai militanti dell’Isis. Il ministero dell'Interno di Riad ha dichiarato che l'esplosione è stata preceduta da un confronto armato tra le guardie di frontiera saudite, che sono riuscite ad uccidere uno degli aggressori, poco prima che uno di loro riuscisse a far deflagrare la cintura esplosiva che aveva stretta intorno al torace.
L'Arabia Saudita condivide 800 chilometri di confine con l'Iraq ed è considerata una minaccia dall’Isis (lo ha specificato lo stesso Abu Bakr al Baghdadi in un messaggio audio) da quando Riad si è unita alla coalizione internazionale a guida Usa che dall'8 agosto, prima in Iraq, e dal 23 settembre in Siria, sta martellando con continui raid aerei le postazioni dello Stato Islamico.
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