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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2015 alle ore 11:33.
L'ultima modifica è del 06 gennaio 2015 alle ore 18:17.

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La “clausola di salvaguardia” sull’entrata in vigore dell’Italicum
C'è poi il capitolo “clausola di salvaguardia”: Renzi si è già detto disponibile ad apporre una data certa (giugno 2016) sull'entrata in vigore della nuova legge elettorale, per assicurare a tutti i timorosi del voto anticipato (non solo Fi, ma anche centristi e minoranza Pd) almeno un paio d'anni di navigazione. Ma Renzi insiste per votare in Aula la clausola solo dopo l'ok al testo dell'Italicum. Anche su questo punto resta un'incognita legata alla minoranza Pd, pronta a rilanciare con una clausola ben più netta, che leghi l'Italicum all'entrata in vigore delle riforme. Un codicillo che, raccontano ambienti parlamentari, servirebbe ad eliminare il sospetto che, una volta incassato l'Italicum, il premier, con “un semplice decreto” possa applicare il nuovo sistema anche al Senato in caso di urne anticipate.

Il pressing di Forza Italia
Il via libera all’Italicum in tempi rapidi sarà un importante banco di prova per verificare la tenuta del patto del Nazareno, anche in vista del voto per il Quirinale. Sta di fatto che Forza Italia è in fibrillazione. E il pressing su Renzi non riguarda solo l’area “frondista” guidata da Raffaele Fitto. «Domani inizio seduta - ha preannunciato dopo un incontro con Silvio Berlusconi il presidente dei senatori Fi Paolo Romani - ribadirò che siamo contrari al premio di maggioranza alla lista e che occorrerà una norma di salvaguardia sull'entrata in vigore della riforma. Senza tentennamenti: il premier Renzi ci deve dire a inizio lavori che intenzioni abbia al riguardo».

Renzi fa i conti in vista del voto per il Quirinale
Sempre domani, alle 16 è convocata l'assemblea dei deputati Pd per fare il punto sulle riforme costituzionali. Al momento non è prevista, invece, la presenza dei senatori, tutti impegnati per quell'ora a palazzo Madama con la discussione generale sulla legge elettorale. Intanto Renzi continua a fare i conti in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. I conti prima dei suoi “fedelissimi”, quelli che alle Camere non tradiranno mai (si calcola siano circa 200-250 tra i grandi elettori Pd), poi dei potenziali alleati in tutti i gruppi. Per allontanare lo spettro dei “101” franchi tiratori che impallinarono Romano Prodi neanche due anni fa.


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