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Attacco a Charlie Hebdo, chi sono le vittime della strage di Parigi

Oltre ai poliziotti e all'economista che scriveva sul settimanale, le vittime predestinate dell'attacco terrorista a Charlie Hebdo erano proprio loro: il direttore e i vignettisti che per anni con il loro lavoro – in nome della libertà di pensiero e della libertà di stampa - avevano rappresentato sotto una luce differente i temi politici, religiosi e razziali francesi e non solo. Vediamo chi erano e perché erano considerati dai terroristi “pericolosi”

3. Le vittime di Charlie Hebdo/George Wolinski

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(Ap/LaPresse)

L'ottantenne George Wolinski era una leggenda tra i fumettisti francesi, con una carriera iniziata ben prima della fondazione di Charlie Hebdo nel 1970. Nato in Tunisia nel 1934 da padre polacco, ucciso quando aveva due anni, e da madre toscana, Georgie, come lo chiamava la nonna, scoprì i fumetti dai soldati Usa di stanza in Nordafrica. Arrivato a Parigi alla fine della Seconda Guerra mondiale, iniziò a illustrare il giornale scolastico per entrare nel 1961 in una testata che si chiamava Hara Kiri. Quando il periodico fu chiuso, tutta la redazione si trasferì a Charlie Hebdo. «Usavamo i fumetti per parlare del tempo in cui vivevamo, della società, delle donne» diceva. Negli anni Ottanta e Novanta, Wolinski lavorò per altre testate di francesi di sinistra, prima di tornare a Charlie Hebdo nel 1992. Wolinski era molto noto anche in Italia, dove le sue vignette erano state pubblicate per anni su Linus, grazie alla scoperta della sua caustica matita da parte di Oreste Del Buono.

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