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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2015 alle ore 15:40.
L'ultima modifica è del 08 gennaio 2015 alle ore 18:45.

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Pino Daniele è morto per insufficienza cardiaca. La conferma viene dall'esame autoptico concluso poco fa presso l'obitorio comunale di Napoli. I consulenti nominati dalla procura di Roma (Vittorio Fineschi, Giorgio Bolino e Giuseppe Ambrosio) e gli esperti scelti dalla ex moglie del cantante, Fabiola Sciabarrasi (Luisa Regimenti, presidente del sindacato italiano specialisti in medicina legale e Enrico Marinelli) hanno riscontrato esiti di pregressi interventi di rivascolarizzazione miocardica.

Pino Daniele, è stato verificato durante l'esame, era affetto da una cardiopatia cronica. Non sono stati effettuati esami tossicologici perché non richiesti dalla procura ma sono in corso, tuttavia, ulteriori accertamenti microscopici e di laboratorio i cui risultati saranno consegnati ai magistrati della capitale nelle prossime settimane.

L'esame autoptico eseguito sulla salma di Pino Daniele ha «evidenziato quello che più o meno ci aspettavamo, confermando quello che era già noto», occorreranno ulteriori accertamenti per avere un quadro più chiaro della situazione. È questo, in sintesi, quanto è emerso dall'autopsia eseguita presso il Secondo Policlinico di Napoli sul corpo dell'artista scomparso il 4 gennaio scorso. Lasciando l'istituto di medicina legale i periti nominati dalla seconda moglie del bluesman, Fabiola Sciabbarrasi, Luisa Regimenti ed Enrico Marinelli hanno spiegato brevemente ai giornalisti quanto eseguito nelle circa tre ore di esami. «L'esame non ha dato sorprese - ha dichiarato Marinelli - ha evidenziato quello che più o meno ci aspettavamo su malattie pregresse e su una cardiopatia importante, una condizione di scompenso funzionale precario». «Bisogna stabilire se, nel momento più critico in cui Pino Daniele ha avuto il malessere poteva essere soccorso meglio o no. Ma questo discorso di accerterà meglio alla luce delle altre risultanze».

Nel corso dell'autopsia, infatti, sono stati effettuati dei prelievi che consentiranno esami istologici e di altra natura permettendo di delineare un quadro più chiaro. «Oggi è stata un'attività interlocutoria che - ha aggiunto Marinelli - non può dare risposte definitive. Serviranno approfondimenti sui prelievi di tessuti che si devono ancora fare e che richiederanno un certo tempo». Ai giornalisti che chiedevano se un tempestivo intervento medico avrebbe potuto salvare il «Nero a metà» i medici non si sbilanciano. «Siamo in un atteggiamento conoscitivo - ha spiegato Luisa Reggimenti - c'era una cardiopatia importante di base cronica che presupponeva un'attenzione nei soccorsi».

«Verosimilmente il malessere che Pino Daniele ha avuto è collegato a una patologia di base. Per dire che c'è stato un infarto abbiamo bisogno di altri esami». La consulente ha poi sottolineato che, al momento, non risultano persone indagate e che la cremazione del corpo del cantautore avverrà a breve.

Il cardiologo Gaspardone a Mix24: «Aveva un malessere ma era tranquillo»
“Domenica quando mi ha chiamato mi ha detto che aveva una sensazione di malessere - dice Achille Gaspardone, il cardiologo che aveva in cura Pino Daniele, alla trasmissione Mix24 su Radio 24, intervistato da Giovanni Minoli - . Era molto sensibile e attento, aveva un senso di malessere, questo sì. Non mi ha trasmesso ansia - afferma Gaspardone - di una situazione più grave del solito. Non particolarmente, era già successo parecchie altre volte in vent'anni. Ho parlato sia con lui che con la compagna e gli ho consigliato di chiamare l'ambulanza per essere portato al primo centro medico, che non è detto che sia il migliore centro medico, però questa è la prassi”. Quindi, prosegue lo specialista, “credo che abbia chiamato e poi disdetto perché lui stava sufficientemente bene, era piuttosto stabile e preferiva andare in un ambiente dove era ben conosciuto e seguito da tanti anni, poi tutto è precipitato come può succedere nei casi di una forma di ischemia miocardica”.

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