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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2015 alle ore 19:00.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2015 alle ore 09:28.

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La Ville Lumière domenica pomeriggio è stata come l'ha descritta il presidente François Hollande: «Parigi oggi è la capitale del mondo. L'intero Paese si è risollevato per mostrare la sua parte migliore». La marcia silenziosa dei leader alla testa di una folla oceanica – oltre un milione e mezzo di persone - resterà nella storia, ma perché venga ricordata come l'inizio di una svolta nella lotta al terrorismo jihadista, dovrà presto tradursi in una nuova consapevolezza. Soprattutto per l'Europa, che è stata colpita al cuore.

Se ci illudevamo fino a pochi giorni fa che la parte più difficile del 2015 sarebbe stata, come sempre ormai accade dal 2008, la salvezza e il rilancio delle economie, l'aggravante dell'insicurezza comune e il rischio politico ci dicono che la realtà non solo è più amara, può essere perfino tragica. Complici ormai sette anni ininterrotti di crisi economica senza precedenti, in Europa sono al lavoro in molti Paesi forze ultraconservatrici, populiste e spesso xenofobe che con una presa sempre più rapida sull'opinione pubblica predicano la fine dell'euro e una vigorosa marcia indietro del processo di integrazione.

Queste stesse forze ora ne incrociano di ben più oscure, le stesse che in nome dell'islam predicano e praticano morte e distruzione e che hanno trovato in un'Europa già divisa, incerta e sfibrata, un corpo abbastanza, troppo vulnerabile. Rischiano di alimentarsi a vicenda.

La marcia di Parigi ci mostra invece ciò che vorremmo sempre essere, cittadini liberi, orgogliosi, tolleranti e rispettosi delle diversità. Più forti della paura. La marcia di Parigi mostra come vorremmo che fossero i nostri leader, coesi, solidali e con un'idea d'Europa che non si fermi al Fiscal Compact o al Meccanismo unico di risoluzione bancaria. Leader di (quasi) tutto il mondo che hanno compreso, in una struggente domenica di gennaio, che il momento è grave. Anche nella tranquilla e stabile Germania, del resto, il fuoco cova sotto la cenere e l'islamofobia, già in ascesa con i lunedì di protesta a Dresda, potrebbe gonfiarsi oltre il lecito nonostante le massicce controproteste della società civile tedesca le abbiamo spettacolarmente oscurate.

Gli stessi leader che abbiamo visto a braccetto per i Boulevard di Parigi dovranno ora fare in modo che la marcia di Charlie diventi molto più di uno splendido inizio.

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