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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2015 alle ore 17:52.
L'ultima modifica è del 11 gennaio 2015 alle ore 21:19.

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Orrore senza fine in Nigeria, dove altre due bambine si sono fatte saltare in aria in un mercato, uccidendo almeno tre persone, mentre sui media si accavallano le testimonianze dei sopravissuti dell'eccidio compiuto da Boko Haram a Baga, dove uomini, donne e bambini sono stati sterminati a migliaia “come fossero insetti”, dove i soldati posti a presidio si sono dileguati come nebbia al sole e dove un uomo ha raccontato di aver percorso chilometri disseminati di cadaveri.

Oggi il bersaglio principale dei terroristi è stato un mercato di telefonia mobile nella cittadina di Potiskum, nello stato nord-orientale di Yobe, dove i testimoni riferiscono di aver visto due bambine o ragazzine poco sopra i 10 anni esplodere fra la folla, come la kamikaze autrice della strage di ieri nella città di Maiduguri che ha fatto 19 morti.

Un testimone, citato dal sito dell'agenzia Bloomberg, racconta che le due ragazzine sono arrivate al mercato a bordo di un triciclo a motore: “Una di loro ha innescato e fatto detonare la sua bomba mentre l'altra, che era ancora seduta sul veicolo, ha detonato la sua”. Il bilancio provvisorio è di sette morti e almeno 47 feriti.

Si tratta almeno del terzo episodio in cui è stato accertato il ricorso a bambine-kamikaze: il primo risale allo scorso 10 dicembre, quando una tredicenne rifiutò di farsi detonare in un mercato di Kano e raccontò di essere stata “reclutata” dal padre per servire il “califfato” di Boko Haram.

“Califfato” che i terroristi islamici intendono imporre, nelle regioni dove imperversano, attraverso la sistematica “pulizia etnico-religiosa” indiscriminata. Così è stato in un grappolo di villaggi nella regione di Baga, nell'estremo nord-est della Nigeria, sulle rive del Lago Ciad, dove per “punire” la presenza di milizie locali di autodifesa, i cosiddetti “vigilantes”, i Boko Haram per almeno tre-quattro giorni hanno sterminato chiunque entrasse nel loro orizzonte visivo, lasciando in terra un numero di morti ancora imprecisato, ma che molti stimano essere nell'ordine delle migliaia.

“Abbiamo corso per giorni e visto cadaveri, specialmente sulle isole del lago Ciad: sono stati sterminati come insetti”, ha raccontato un sopravissuto ai media nigeriani. “Il massacro - ha continuato - è andato avanti per giorni, i miliziani sono in agguato lungo le acque e quando vedono passare una barca di quelli che fuggono aprono il fuoco”.

I vigilantes e gli altri uomini in divisa della Multinational joint task force di Nigeria, Ciad e Niger, che dal 1994 presidia la regione di confine si sono dileguati subito, racconta un altro sopravissuto, Yanaye Grema al quotidiano nigeriano DailyTrust online. I soldati - ha raccontato - si spogliavano delle loro divise prima di fuggire nella boscaglia. Lui a Baga è rimasto nascosto da solo per tre lunghi giorni fra la sua casa e il muretto esterno, all'ombra di un grande albero.

La sua famiglia non era presente, era andata al villaggio di Kukawa, a 40 km di distanza, per il funerale di un cugina della moglie, ucciso sempre da Boko Haram.

Dal suo fortunoso nascondiglio, Grema ha visto i miliziani islamici che “scatenavano l'inferno”. “Sentivo sono spari senza fine, raffiche, esplosioni e urla e le grida “Allah akhbar!” (Dio è grande).

La gente che fuggiva, racconta, veniva inseguita nella boscaglia e massacrata. Altri rimanevano rintanati in casa, mettendosi in trappola da soli. Durante il giorno rimaneva acquattato, la notte entrava furtivamente in casa per mangiare qualche manciata di “cassava” e bere un po' d'acqua. “Alcuni degli uomini di Boko Haram campeggiavano vicino al mercato di Baga, 700 metri dal mio nascondiglio. Di notte vedevo la luce emessa dal loro generatore. Li sentivo ridere e schiamazzare”.

Poi, lunedì, alcuni smobilitano e per i pochi miliziani rimasti diventa più difficile rastrellare tutta la cittadina. Martedì, con il calare della sera, Grema decide di lasciare il suo nascondiglio, nel timore che prima o poi sarebbe stato scoperto. Poi, nei cinque chilometri percorsi al buio nel tragitto fino al villaggio di Malam Karanti, “continuavo a inciampare su cadaveri”.

Ricordiamo infine anche la bambina che ieri ha causato la morte di 20 persone a Maiduguri, capitale dello Stato di Borno.

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