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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2015 alle ore 09:41.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2015 alle ore 21:21.

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PARIGI - Al-Qaeda nello Yemen ha ufficialmente rivendicato l'attentato di mercoledì scorso a Charlie Hebdo: “Siamo noi ad aver scelto l'obiettivo, ad aver finanziaro l'operazione e reclutato il suo responsabile”. In un video di circa undici minuti, uno dei capi dell'organizzazione terroristica, Nasser ben Ali al-Anassi, spiega che “degli eroi sono stati reclutati e hanno agito”. Con un'azione “condotta su ordine del nostro emiro Ayman al-Zawahiri e conformemente alla volontà postuma di Osama bin-Laden”. Al-Anassi afferma che i due fratelli Kouachi “hanno vendicato il profeta”, annuncia “nuove tragedie e nuovo terrore” e accusa la Francia di appartenere “al partito di Satana”.

Nel frattempo l'umorista, attore e attivista politico francese Dieudonné M'bala M'bala, per tutti semplicemente Dieudonné, è da questa mattina in stato di fermo nei locali della polizia giudiziaria di Parigi, dopo essere stato prelevato all'alba nella sua abitazione del centro della Francia. L'accusa è di apologia del terrorismo e incitamento all'odio razziale. L'inchiesta nei suoi confronti è stata aperta dalla Procura parigina lunedì scorso dopo la diffusione su Facebook da parte di Dieudonné – domenica sera, quando ancora le persone sfilavano nelle tante marce repubblicane in tutto il Paese – di un provocatorio messaggio in cui diceva di non sentirsi Charlie bensì “Charlie Coulibaly”, il nome cioè del terrorista Amedy Coulibaly che giovedì scorso ha ucciso una vigilessa a Montrouge e venerdì ha fatto irruzione in un ipermercato ebraico alla Porte de Vincennes, dove ha ucciso quattro persone prima di essere abbattuto dalla polizia.

Il ministro dell'Interno era subito intervenuto per esprimere tutto il suo “disgusto” rispetto a prese di posizione “inaccettabili”. E il premier Manuel Valls aveva dichiarato che “non bisogna confondere la libertà d'opinione con l'antisemitismo, il razzismo e il negazionismo”.

Non è certo la prima volta che Dieudonné è nel mirino dei magistrati per questo genere di vicende. Nato nel febbraio del 1966 poco lontano dalla capitale, Dieudonné ha iniziato la propria carriera di umorista all'inizio degli anni 90, prima senza alcuna colorazione politica e poi con una caratterizzazione piuttosto di sinistra. Nei primi anni duemila lo scenario cambia completamente. Dieudonné si avvicina all'estrema destra del Front National e agli ambienti negazionisti, in particolare a Robert Faurisson e Alain Soral. I suoi spettacoli assumono una forte connotazione antisemita. Tristemente famoso rimane uno sketch del 2009, quando chiamò in scena Faurisson, al quale un uomo vestito da sopravvissuto dei campi di concentramento consegnava un premio.

Alla fine del 2013 le polemiche sul suo ultimo spettacolo, Il Muro, diventano tali da obbligare il Governo, allora guidato da Jean-Marc Ayrault, a intervenire, sollecitando i prefetti a vietarlo. Una decisione del Consiglio di Stato convalida il divieto, affermando l'esistenza di “gravi pericoli per l'ordine pubblico dovuti a dichiarazioni finalizzate a provocare l'odio e la discriminazione razziale”. Una prima inchiesta per apologia di terrorismo viene aperta nei suoi confronti nel settembre scorso, dopo la diffusione di un video in cui Dieudonné ironizza sulla decapitazione del giornalista americano James Foley da parte dei mostri dello Stato islamico.

Un'altra indagine viene avviata in ottobre per una serie di presunte irregolarità fiscali nei confronti di Dieudonné, più volte condannato a sanzioni pecuniarie per diffamazione, ingiurie, incitamento all'odio razziale e contestazione dei crimini contro l'umanità.
Quella contro Dieudonné è peraltro una delle cinquanta inchieste aperte in tutto il Paese per apologia di terrorismo nell'ultima settimana nei confronti di chiunque abbia espresso pubblicamente, in un modo o nell'altro, un appoggio all'azione dei terroristi. In una ventina di casi ci sono già state delle condanne, pesantissime. Mentre nelle edicole di tutto il Paese il nuovo numero del settimanale satirico – il giornale dei sopravvissuti, con una caricatura di Maometto in prima – è andato rapidamente esaurito ed è ormai introvabile. Bisogna mettersi in lista e aspettare domani. I distributori hanno annunciato che la tiratura verrà portata dai tre previsti a cinque milioni di copie.

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