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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2015 alle ore 08:58.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2015 alle ore 09:08.

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La Chiesa Cattolica in Sri Lanka «non chiede altro che la libertà di portare avanti la sua missione». Papa Francesco lo ha affermato davanti ad oltre 500 mila persone che hanno partecipato alla messa da lui celebrata sulla spiaggia di Colombo in occasione della canonizzazione del primo santo di questo Paese, il sacerdote oratoriano Giuseppe Vaz. «La libertà religiosa - ha ricordato - è un diritto umano fondamentale. Ogni individuo dev'essere libero, da solo o associato ad altri, di cercare la verità, di esprimere apertamente le sue convinzioni religiose, libero da intimidazioni e da costrizioni esterne».

«Come ci insegna la vita di Giuseppe Vaz, l'autentica adorazione di Dio - ha detto il Pontefice - porta non alla discriminazione, all'odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all'amorevole impegno per il benessere di tutti». «In San Giuseppe - infatti - vediamo un segno eloquente della bontà e dell'amore di Dio per il popolo dello Sri Lanka ed anche uno stimolo a perseverare nella via del Vangelo, a crescere noi stessi in santità, e a testimoniare il messaggio evangelico di riconciliazione al quale egli ha dedicato la sua vita». «I cristiani di questo Paese - ha concluso - possano essere confermati nella fede e dare un contributo ancora maggiore alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione nella società srilankese».

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