Il Sole 24 Ore
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15 gennaio 2015

Bergoglio parla al cuore della Chiesa: le religioni non vanno offese

di Carlo Marroni


Per la prima volta il Papa parla dei fatti di Parigi e va a fondo suole questioni che sono al centro degli approfondimenti di questi giorni, delle ragioni che hanno prodotto una strage consumata in nome di una visione estrema e violenta della fede. Bergoglio ribadisce che è una aberrazione uccidere in nome di Dio, ma non solo: «Credo che tutti e due siano diritti umani fondamentali, la libertà religiosa e la libertà di espressione. Parliamo chiaro, andiamo a Parigi! Non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente e così vogliamo fare tutti. Secondo: non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio».

Nella sua lunga conversazione con i giornalisti durate il volo da Colombo a Manila risponde alle domande e non si esime da esprimere qualche timore anche per i fedeli cattolici che partecipano alle celebrazioni, a partire da quelle in Vaticano. Ma la novità di oggi è la presa di posizione contro le offese alla religione. «Sulla libertà di espressione: ognuno ha non solo la libertà e il diritto ma anche l'obbligo di dire ciò che pensa per aiutare il bene comune. Se un deputato non dice quella che pensa sia la vera strada da percorrere, non collabora al bene comune. Avere dunque questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico (l'organizzatore dei viaggi vaticani, sempre accanto al Papa durante il volo e gli impegni, ndr) dice una parolaccia contro mia mamma, gli spetta un pugno. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri. Papa Benedetto in un discorso (la lectio di Ratisbona, nel 2006, ndr) aveva parlato di questa mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava a credere che le religioni o le espressioni religiose sono un sorta di sottoculture, tollerate, ma sono poca cosa, non fanno parte della cultura illuminista. E questa è un'eredità dell'illuminismo».

Quindi è chiaro: va bene la libertà di espressione ma bisogna mettere un freno a chi insulta la fede altrui. Queste parole hanno un valore verso l'opinione pubblica, ma anche verso l'interno del mondo della Chiesa, dove si sono sollevate critiche verso la condiscendenza manifestata nei confronti della satira anti-cattolica, sempre presente in ogni numero di Charlie Hebdo. In Francia per esempio qualche critica è stata avanzata per la decisione della rivista dei gesuiti transalpini di pubblicare le vignette della rivista, cosa che invece non è stata fatta per esempio dall'altra progressista New York Times. Insomma, Bergoglio non concede spazio alla “politically correctness”, ma al nocciolo del problema. «C'è un limite, ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana, io non posso prenderla in giro. Ho preso questo esempio del limite per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti, come (nell'esempio) della mia mamma».


15 gennaio 2015