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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2015 alle ore 17:01.

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(Reuters)(Reuters)

«Ce l'ho veramente con te, Charb»: sei parole e l'ex vignettista di Charlie Hebdo, Delfeil de Ton, apre la prima, importante, crepa nel fronte della provocazione ad ogni costo che fa parte del bagaglio del settimanale satirico preso di mira dagli integralisti islamici. Delfeil de Ton, 80 anni, uno dei fondatori del giornale, dal 1975 a Le Nouvel Observateur, spiega sul suo settimanale tutto il disaccordo con la linea attuale del giornale, chiedendosi: «Che bisogno c'era di questa escalation a tutti i costi?».

Delfeil de Ton se la prende con il suo amico Charb, chiamandolo «il mio capo», ucciso dai terroristi insieme con altre 11 persone in redazione, il sette gennaio: era un «ragazzo brillante», ammette, ma «un testardo» che ha portato alla morte la sua redazione. Delfeil de Ton ricorda quando Charb decise, nel novembre 2011, di dar vita al famoso numero del giornale ribattezzato per l'occasione “Charia Hebdo”: «Che bisogno c'era di trascinare tutti in questa escalation?». Poco dopo quella pubblicazione, i locali della redazione furono incendiati.

Delfeil de Ton ricorda che Wolinski, il vignettista di Charlie Hebdo più celebre, anche lui assassinato dai fratelli Kouachi, riteneva questa provocazione contro i musulmani un'idiozia, e disse: «Credo che siamo degli incoscienti e degli imbecilli che corriamo un rischio inutile. Tutto qui. Ci si crede invulnerabili. Per anni, decine di anni, si fa provocazione e poi un giorno la provocazione si ritorce contro di noi. Non bisognava farlo». Wolinski è morto, e Delfeil de Ton aggiunge: «Non bisognava farlo, ma Charb l'ha fatto ancora l'anno dopo, nel settembre 2012».

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