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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2015 alle ore 13:39.
L'ultima modifica è del 15 gennaio 2015 alle ore 16:10.

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Papa Francesco incontra i giornalisti durante il volo per Manila (Ansa)Papa Francesco incontra i giornalisti durante il volo per Manila (Ansa)

«La religione non può mai uccidere, non si può farlo in nome di Dio». Papa Francesco lo ha messo subito in chiaro, nella conferenza stampa tenuta sull'aereo che lo portava da Colombo a Manila. «Ma - ha aggiunto - non si può provocare, non si può prendere in giro la religione di un altro. Non va bene». Si rendeva conto il Pontefice di quanto fosse spinosa, dopo la strage di Parigi, la domanda che gli ha fatto il corrispondente del giornale cattolico francese «La Croix» ( «fino a che punto si può andare con la libertà di espressione, visto che anche quello è un diritto umano fondamentale?»). Per il Pontefice «ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente e così vogliamo fare tutti.

Arrivato nelle Filippine alle 11 ora italiana
Dopo una breve cerimonia di benvenuto all'aeroporto Villamor Air Base della capitale attorno alle 18 (le 11 in Italia), alla presenza del presidente delle Filippine Benigno Aquino, Papa Francesco ha percorso la strada per giungere alla sede della nunziatura a bordo della «papamobile», una jeep aperta con ampio parabrezza di vetro. Con lui, sul veicolo scortato da numerosi uomini delle forze dell'ordine filippine e e della gendarmeria vaticani, il giovane cardinale Louis-Antonio Tagle, arcivescovo di Manila (che, scusandosi per qualche imprevisto organizzativo, ha spiegato in italiano ad un Pontefice sorridente: «È colpa nostra»). Lungo le strade della capitale, una folla imponente lo ha salutato, applaudito e fotografato con una selva di smartphone e tablet.

Temo per l’incolumità dei fedeli
«Essere miti, umili, non aggressivi» è il «miglior modo per rispondere» a minacce di attentati. Il Papa è però «preoccupato per l'incolumità dei fedeli», per sé ha paura ma anche «una sana incoscienza» e ha paura del dolore fisico, ha detto nel corso del volo verso Manila.

Se si schiaffeggia l’ambiente finiamo a Hiroshima
Il Papa ha ammonito che se l'uomo «prende a schiaffi l'ambiente», diventa «maggiormente responsabile del degrado ambientale che aggrava i fenomeni naturali. E finiamo a Hiroshima». Il Papa, interpellato sul peso dei comportamenti umani sul degrado ambientale, ha commentato che certo «non so se in tutto, ma certo maggiormente, in gran parte, è l'uomo che schiaffeggia la natura», e ha ricordato lo sfruttamento eccessivo, le deforestazioni, raccontato anche che come arcivescovo di Buenos Aires, 5 anni fa con una «Commissione per i diritti umani ho fatto ricorso alla Corte suprema Argentina, contro la terribile deforestazione». Ha poi citato la frase a lui cara di un suo amico contadino: “Dio perdona sempre, l'uomo perdona qualche volta, l'ambiente non perdona mai”. «La cultura va bene,- ha proseguito papa Francesco partendo da una considerazione di Romano Guardini - ma quando va troppo avanti e diventa padrona finiamo a Hiroshima». Si è, infine, detto deluso dei risultati della conferenza di Lima sull'ambiente e spera in maggiori risultati per la Conferenza di Parigi 2015.

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