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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2015 alle ore 08:17.

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Che cosa ha spinto Jabat al Nusra, riconosciuta dal capo di Al Qaeda Ayman al Zawahiri come la costola siriana del movimento, a liberare Vanessa Marzullo e Greta Ramelli?

I soldi ovviamente, la richiesta del riscatto era evidente nel video apparso a Capodanno dove le due giovani imploravano “Governo e mediatori” per la loro liberazione. Il business dei sequestri tra Siria e Iraq, stimato intorno ai 70-80 milioni di dollari l’anno, è una fonte di finanziamento notevole per l’Isil, che gestisce i rapimenti con maggiori risvolti politici, e gli altri gruppi jihadisti come al Nusra. Ma qui c’è dell’altro, forse un cambio di strategia di Al Qaeda nell’attesa di nuovi sviluppi militari e politici in Siria che potrebbero spingere al riposizionamento dei vari gruppi jihadisti. La vicenda di questo rapimento presenta dei risvolti internazionali significativi. È assai probabile che ci sia stata la mediazione della Turchia, il Paese della Nato che ha i maggiori contatti con i gruppi estremisti, non solo Jabat al Nusra ma anche l’Isil, con il quale ha trattato il rilascio di 50 ostaggi, compreso il console turco a Mosul, in cambio di 80 jihadisti. La recente visita in Turchia del presidente del Consiglio Matteo Renzi potrebbe avere favorito un maggiore interessamento dei servizi turchi che monitorano la frontiera dove sono state rapite le due italiane.

Dall’inizio della guerra civile in Siria nel 2011, la Turchia controlla “l’autostrada della Jihad”, il passaggio da un confine all’altro dei combattenti contro il regime di Assad e in particolare dei “foreign fighters”. È così che la Siria è diventata in questi anni una sorta di Afghanistan sulle sponde del Mediterraneo e i jihadisti, come i mujaheddin afghani in Pakistan e nella zona tribale pashtun durante gli anni Ottanta, hanno fatto della frontiera turco-siriana una sorta di santuario della guerriglia.

Insieme all’Esercito libero siriano (Els), Al Nusra, nonostante l’affiliazione ad Al Qaeda, è uno dei favoriti da Ankara che di malavoglia ha dovuto cedere alle pressioni americane per inserirla nella lista dei gruppi terroristi.

Tra gli stati convolti è possibile che ci sia il Qatar. La monarchia del Golfo ha legami accertati con Al Nusra e il network qatarino Al Jazeera ha pure intervistato il suo capo Al Golani. Ma anche il Kuwait è in ottimi rapporti con i qaedisti tanto è vero che Jabat al Nusra è stata al centro di un’aspra polemica tra Stati Uniti e Kuwait e più volte il segretario di Stato Usa John Kerry ha richiamato l’attenzione su possibili finanziamenti provenienti dal Kuwait. Accuse simili sono state rivolte anche al Qatar ma qui le prove dei rapporti tra Doha e il ramo siriano di Al Qaeda sono concrete. In settembre il gruppo ha tenuto in ostaggio 45 soldati delle Fiji, caschi blu dell’Onu, sulle alture del Golan, al confine tra Siria e Israele. Sono stati rapidamente rilasciati dietro il pagamento da parte del Qatar di 40 milioni di dollari, una sorta di finanziamento alla luce del sole di Al Qaeda. Non sono mancati, naturalmente, anche i ringraziamenti delle Nazioni Unite.

Del resto questa non è stata l’unica volta in cui jihadisti di Al Qaeda hanno rilasciato degli ostaggi: era già accaduto nel marzo del 2014 quando in uno scambio di prigionieri avevano liberato le 13 suore sequestrate in un convento di Maalula. Qual è adesso l’obiettivo di Al Qaeda? Al Nusra e il suo capo in Siria Muhammad al Golani hanno rifiutato, con la benedizione dell’egiziano Al Zawahiri, la fusione con il Califfato di Abu Bakr Baghadi che pure era stato suo compagno di lotta in Iraq. Tra i due gruppi in passato c’è stata collaborazione ma ora è esplosa una violenta rivalità come provano gli scontri armati e le accuse rivolte dall’Isil ad Al Nusra, che si sono aggiunte alla battaglia mediatica ingaggiata per la “paternità” degli attentati di Parigi, come se il Califfato e Al Qaeda fossero due litigiosi azionisti nel consiglio d’amministrazione di una multinazionale del terrore. Sono anche differenti gli scopi locali delle due organizzazioni: Al Qaeda in Siria è concentrata soprattutto sul rovesciamento del regime di Bashar Assad piuttosto che sull’obiettivo di colpire i “target” occidentali nell'ambito della Jihad globale.

Al Nusra, che resta comunque come l’Isil un bersaglio dei raid aerei della coalizione guidata dagli americani, si vuole distinguere e ottenere, anche se presente nella lista nera del terrorismo, una sorta di “legittimazione” internazionale tra le fazioni siriane, proprio nel momento in cui Al Qaeda, rivendicando il massacro a Charlie Hebdo, risolleva il “prestigio” terroristico dell’organizzazione offuscato dopo l’uccisione del fondatore carismatico Osama bin Laden.

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