Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2015 alle ore 17:22.

My24

Ora c’è anche un numero che racconta bene cosa significa il credit crunch per le Pmi. Ammonta infatti a 97,2 miliardi di euro lo stock di credito mancato alle piccole e medie imprese da parte del sistema bancario dal 2010 ad oggi. A calcolarlo è il nuovo indice Confcommercio-Cer presentato questa mattina a Roma. In quattro anni e mezzo le Pmi avrebbero potuto sfruttare - spiega l’associazione dei commercianti – quasi 100 miliardi di credito che però non è stato erogato dalle banche. E questo credito mancante «ha contribuito - spiega il direttore dell’Ufficio studi Mariano Bella - ad acuire la crisi, ora però occorre attenzione per il 2015 perché dalla recessione si può passare alla stagnazione».

Dimezzate le imprese che hanno avuto credito
Lo studio di Confcommercio aggiunge anche altri numeri molto eloquenti sulla morsa che strangola le imprese del terziario. L’erogazione del credito è infatti crollata vertiginosamente e non solo per la caduta della domanda. Dal 2009 in poi il numero di imprese che si sono rivolte alle banche e che hanno visto completamente accolta la loro richiesta di finanziamento si è ridotto della metà: dal 64,2% al 29% passando per un minimo del 23,8% alla fine del 2013. Tenendo presente poi i meccanismi di autoselezione delle imprese - si sono presentate in banca circa la metà delle imprese rispetto al 2009 - la percentuale di imprese completamente finanziate sul totale è scesa dal 22,2% del 2009 al 4,8% del terzo trimestre 2014. In sostanza, calcola Confcommercio, il numero di imprese finanziate è sceso di quasi il 18%: un vero e proprio crollo dovuto «per metà alla crisi e per l'altra metà al credit crunch». A rendere ancora più dura la vita alle piccole imprese sono poi i tassi di interesse - il doppio della Francia - e quelli pagati sullo scoperto di conto corrente in media «tre, quattro volte superiori» a quelli che scontano le imprese più grandi. Secondo Confcommercio. su uno scoperto fino a 125mila euro le Pmi pagano un tasso pari al 10,60%. «Ma si può arrivare anche al 15%», avverte il vicepresidente Pietro Agen.

Le ricette: Confidi e Fondo con beni confiscati
Le prime soluzioni anti credit crunch, secondo Confcommercio, potrebbero arrivare già nell’annunciato decreto «Investment compact» oggi all’esame del Consiglio dei ministri. Una prima misura potrebbe essere quella di restituire centralità ai Confidi nell'accesso al Fondo di garanzia per le Pmi. La proposta dei commercianti punta infatti a «ridurre le percentuali della garanzia diretta concessa alle banche», visto che il Fondo di garanzia, nel corso degli anni, «ha perso la sua connotazione originaria di favorire le imprese minori con difficoltà di accesso al credito» a vantaggio «sempre di più di una garanzia diretta concessa a favore delle banche». La Confcommercio propone anche di dare vita a un fondo di natura immobiliare a garanzia delle Pmi gestito dai Confidi dove far confluire «i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata». Un’idea questa che per Pietro Agen potrebbe avvenire «tramite un accordo tra i ministeri competenti, l’Agenzia nazionale per i beni confiscati e gli istituti di credito».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi