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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2015 alle ore 09:45.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2015 alle ore 07:28.

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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lascia il Senato al termine dell’incontro con i senatori Pd (Ansa)Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lascia il Senato al termine dell’incontro con i senatori Pd (Ansa)

Voto finale entro prossima settimana
Il voto finale sulla legge elettorale ci sarà la prossima settimana. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo del Senato. Mercoledì l'Aula si riunirà dalle 9.30 fino alle 15 e di nuovo dalle 19.00 alle 22. Giovedì si voterà tutto il giorno e venerdì fino alle 12. No al contingentamento dei tempi. Solo M5S ha votato contro questo calendario. La convulsa giornata di oggi a palazzo Madama, segnata dalle spaccature nel Pd e in Forza Italia, si è chiusa però senza neanche un voto sui 44mila emendamenti alla nuova legge elettorale.

Renzi: non è voto di coscienza, compatti in aula
«Se ci fosse stata questa legge elettorale Bersani sarebbe andato al ballottaggio e sarebbe diventato presidente del consiglio». È il primo esempio che Renzi, all'assemblea dei senatori, ha fatto rivolto alla minoranza Dem per dimostrare la validità dell'Italicum. A seguire la difesa del patto del Nazareno («Voglio fare la legge elettorale con Berlusconi perché non voglio più governarci insieme»). Poi l’invito a evitare le rese dei conti e a tenere separate la partita delle riforme da quella per il Colle («Questa non è la “notte dei lunghi coltelli” e l'elezione del presidente della repubblica non c'entra nulla» con il voto sulle riforme). Con una richiesta-monito: «Non è una questione di coscienza. Abbiamo discusso, ora chiedo di votare la mia relazione ed essere compatti in aula». Poi la proposta finale: «Bisogna stare sul testo del senatore Esposito. Così, in 48/72 ore arriveremmo all'approvazione dell’Italicum».

Minoranza Pd non partecipa a voto assemblea
Il discorso di Renzi non è bastato a convincere la minoranza dem, che ha siglato un documento, sottoscritto da 29 senatori (tra cui Miguel Gotor, Vannino Chiti, Felice Casson e Corradino Mineo), in cui i firmatari spiegano la propria contrarietà ai capilista bloccati e alle pluricandidature. La minoranza, infatti, al termine del discorso del premier, ha deciso di non partecipare al voto chiesto da Matteo Renzi in assemblea e ha lasciato la sala dove si è svolta la riunione.

Passa linea Berlusconi su Italicum, ma 20 in Fi votano contro
Silvio Berlusconi ha chiesto invece ai suoi senatori di votare sì all'emendamento Esposito, senza però partecipato alla riunione convocata alle 15 a palazzo Grazioli con i senatori azzurri. È toccato al capogruppo, Paolo Romani, e a Denis Verdini riportare all'assemblea la linea concordata con il Cavaliere alla luce dell'incontro avuto con Matteo Renzi in mattinata. Una linea basata sulla fedeltà al patto del Nazareno e sul via libera alle modifiche apportate da Renzi all’Italicum, non solo per senso di responsabilità, ma anche perché dalla tenuta del patto deriva anche la partita sul prossimo inquilino del Quirinale. Un ragionamento, tuttavia, che non ha convinto tutti. È rimasta, infatti, la netta contrarietà dei fittiani, che non vogliono il premio di maggioranza alla lista ma nemmeno un numero così alto di capilista bloccati. Al termine della riunione il gruppo si è espresso a favore della linea indicata da Berlusconi. Ma è giallo sui numeri del dissenso: per i fittiani i no sono stati 20 (7 di Gal e 13 dei frondisti azzurri). Per la maggioranza di Fi, invece, i contrari sono 10 e 1 astenuto.

Fitto: Berlusconi sbaglia, su Italicum Fi suicida
Non si è fatta attendere la reazione di Fitto, che al termine di un nuovo faccia a faccia con il Cavaliere ha tuonato: «Berlusconi fa un errore madornale. Fi sta facendo il soccorso azzurro a Renzi e al suo governo. Noi continueremo a fare battaglia dentro il partito contro questa posizione inaccettabile. Votare il subemendamento Esposito è un suicidio per Fi».

Berlusconi: bene premio a lista, si va verso bipartitismo
In una nota diffusa in serata Berlusconi ha difeso l’attribuzione del premio di maggioranza a una lista invece che a una coalizione, in quanto «può rappresentare un importante stimolo a superare egoismi e particolarismi delle forze politiche, quasi una imposizione di legge per l’unificazione del centro-destra», nel tentativo di «raggiungere il bipartitismo». E ha aggiunto: «La nuova legge sarà applicabile solo tra un anno e otto mesi. Un periodo sufficiente per una auspicabile maturazione di tutti i movimenti moderati e magari per introdurre l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, in modo da rendere finalmente l'Italia una moderna democrazia».

Ex M5S: votiamo emendamenti Gotor
Intanto il neo costituito coordinamento dei senatori ex M5s annuncia il voto faborevole agli emendamenti Gotor contro i capilista bloccati. «Quella dei capilista bloccati - si legge nella nota dei senatori ex M5S -è una stortura inaccettabile sia per i cittadini, che rischiano di vedere compromesso il loro sacrosanto diritto di voto, sia per gli stessi futuri candidati al Parlamento, che diventano vittime di disuguaglianze pesanti».

M5S: pronti a tutto per boicottare Italicum
Diversa la linea del M5s che chiude a qualsiasi ipotesi di dialogo. «Il Movimento 5 Stelle è pronto in Aula a porre in essere qualunque iniziativa per impedire l'approvazione di una legge irricevibile e che l'Italia non merita», affermano in una nota i parlamentari del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato a proposito della legge elettorale.


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