Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2015 alle ore 17:19.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2015 alle ore 17:23.

My24

Fa quasi impressione vederli allineati uno dietro l’altro in quattro sale del museo delle Terme di Diocleziano a Roma. Si tratta degli oltre 5mila reperti (per l’esattezza 5.361) di età compresa tra l’ottavo secolo avanti Cristo e il terzo dopo Cristo che i Carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio culturale hanno riportato in Italia dalla Svizzera e che si preparavano a prendere la strada del commercio internazionale clandestino.

È il recupero più grande, per quantità e qualità, nella storia dell’attività del nucleo dei Carabinieri “culturali”, con un valore stimabile in più di 50 milioni di euro.

Le indagini
L’operazione presentata oggi a Roma - nome in codice Teseo - è scaturita da un’indagine collegata al ritorno in Italia, restituito dal Getty museum di Malibù, del cratere di Asteas, il vaso del V secolo a.C. che raffigura il ratto d’Europa. In quell’occasione i Carabinieri si trovarono a che fare con la figura di Gianfranco Becchina, un intermediario che aveva curato la vendita del vaso al museo californiano. Successivi controlli evidenziarono che Becchina, che al momento delle indagini gestiva una casa d’arte in Svizzera con un cospicuo giro d’affari, aveva un passato da facchino d’albergo. Un “salto” professionale che, insieme a diversi altri elementi, portò i militari dell’Arma, guidati dal generale Mariano Mossa, a scoprire un traffico internazionale di reperti - gestito da Becchina insieme alla moglie - con epicentro Basilea.

Il traffico internazionale
Grazie a una rogatoria internazionale promossa dalla procura della Repubblica di Roma, che ha seguito con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo le indagini, è stato possibile far rientrare in Italia il tesoro che Becchina aveva fatto uscire dall’Italia per poter essere rivenduto ai collezionisti di tutto il mondo.

Il futuro dei reperti
«Un recupero eccezionale - ha commentato Mariarosaria Barbera, soprintendente ai beni archeologici di Roma - fatto di affreschi, corazze di bronzo, anfore , statue, monili d’oro. Purtroppo non si può più recuperare il contesto storico dei reperti», anche se si sa che a essere depredati sono stati santuari e necropoli delle regioni del centro-sud, dalla Puglia alla Basilicata, dalla Sardegna al Lazio. E là, come ha precisato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, in gran parte ritorneranno; un ritorno che deve dire grazie all’attività del nucleo dei Carabinieri per la tutela del patrimonio, «un’eccellenza tutta italiana in grado di formare anche le polizie dei Paesi stranieri». «Allo stesso tempo - ha aggiunto il ministro - ritengo sia necessario inasprire le pene contro questo tipo di reati, che colpiscono l’intera collettività, mettendo a repentaglio un patrimonio che appartiene all’intera umanità».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi