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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2015 alle ore 13:08.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2015 alle ore 13:16.

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La Germania si lascia alle spalle un altro anno di immigrazione record, con un saldo netto di quasi 500mila persone che permette alla prima economia europea di aumentare per il quarto anno di fila la sua popolazione, altrimenti destinata a un rapido declino. I dati del 2014 sono stati diffusi da Destatis proprio mentre cresce il disagio nei confronti degli stranieri e a Lipsia il movimento anti-islamico Legida prepara per mercoledì pomeriggio la più grande manifestazione dalla caduta del Muro.

Nel 2014 la popolazione tedesca è arrivata a 81,1 milioni dagli 80,8 di fine 2013 nonostante i decessi abbiano superato le nascite di 215mila unità. È grazie al saldo netto di circa 470mila migranti che la Germania è riuscita a crescere: un numero così alto di ingressi da oltrefrontiera non si registrava da oltre un ventennio, da quel 1992 che segnò un picco in seguito alla caduta dei regimi comunisti nell’Est Europa e alla guerra nella ex Jugoslavia. Quanto all’origine geografica dell’immigrazione, il governo ha presentato il rapporto del 2013 (quando il totale di persone arrivate è stato di 1,23 milioni rispetto al milione e 800mila del 2012). Due anni fa la maggior parte - i tre quarti - veniva dal vicinissimo Oriente, dai nuovi Stati dell’Unione europea, Polonia in primo luogo con il 16,1% sul totale, seguita da Romania (11%) e Italia (4,9 per cento).

La Germania attira immigrati e richiedenti asilo da sempre ma negli ultimi anni di grave crisi economica ha aumentato l’appeal perché è rimasta un’isola di crescita, sia pure stentata e discontinua, in un continente che con qualche eccezione (in primo luogo la Gran Bretagna) è in prolungata stagnazione. E dato il calo demografico, comune alla maggioranza dei paesi sviluppati, l’economia tedesca ha bisogno di lavoratori, soprattutto qualificati. Lo ha ribadito ieri Ulrich Grillo, presidente di Bdi, la principale associazione industriale che ha previsto una crescita, quest’anno, dell’1,5 per cento, stima superiore a quella governativa dell’1,3 per cento. Peraltro secondo fonti citate da Reuters la grande coalizione guidata da Angela Merkel si preparerebbe ad alzare il target proprio all’1,5 dopo il rimbalzo verificatosi a fine anno.

Le incognite non sono del tutto scomparse dall’orizzonte, con la crisi ucraina ancora irrisolta e la recessione in Russia. Tuttavia il crollo dei prezzi del petrolio sta dando una mano all’energivora industria tedesca che può permettersi di dire di essere «in buona forma» (così la Bdi) in questo inizio 2015 e aggiungere posti di lavoro con un outlook stabile per l’occupazione.

Ma una minoranza di tedeschi continua a ritenere gli immigrati una minaccia. Il movimento islamofobico Pegida, nato a Dresda, ha dovuto “abbandonare” la piazza in seguito alle minacce terroristiche intercettate dai servizi segreti e rese note dopo le stragi di Parigi. Ha raccolto il testimone Lipsia dove mercoledì pomeriggio si attendono dai 60mila ai 100mila manifestanti e la polizia ha dovuto chiedere rinforzi da altre città per garantire l’ordine pubblico. Dal movimento spontaneo nato a ottobre potrebbe trarre vantaggio l’unico partito antieuropeista tedesco, l’Afd (Alternativa per la Germania) che ha mancato di un soffio l’ingresso al Bundestag nel 2013 ma viene oggi accreditato al 7 per cento.

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