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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2015 alle ore 15:45.
L'ultima modifica è del 25 gennaio 2015 alle ore 16:45.

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Ambrose Evans-Pritchard, redattore di finanza internazionale per The Telegraph, ha scritto di recente che lo scivolone dell’Europa verso la deflazione è stato un «tradimento» nei confronti del Sud Europa. Pare esagerato, ma è la pura e semplice verità e per dimostrarlo traccerò un grafico chiarificatore.

Il grafico (vedi in in basso, ndr) indica l’inflazione inerziale (calcolata escludendo dall’indice dei prezzi energia, prodotti alimentari, alcool e tabacco) in Germania, Spagna e nell’Eurozona in generale. Come potete vedere, ci sono state due fasi distinte nel sistema dell’euro.

Nella prima, che è durata sino allo scoppio della crisi finanziaria, c’è stato un afflusso di capitale nel Sud Europa. In retrospettiva la cosa è stata negativa, ma tra i leader economici, all’epoca, se ne erano lamentati in pochi.

Il risultato è stato un boom e un’inflazione piuttosto elevata al Sud. E anche in questo caso, la cosa è stata considerata perfettamente normale e positiva. Dopotutto, in un’unione monetaria non ci si aspetta che tutti abbiano lo stesso tasso di inflazione. L’inflazione generale andava bene e i prezzi in aumento nel Sud Europa hanno aiutato la Germania a diventare ipercompetitiva e a riemergere dalla depressione economica in cui versava alla fine degli anni Novanta, senza bisogno di una deflazione effettiva.

Poi i flussi di capitale si sono interrotti e il Sud Europa ha dovuto invertire l’aumento dei costi e dei prezzi relativi che si era verificato nel corso della fase precedente.

Secondo i fondamentali della macroeconomia e le regole del gioco stabilite per l’euro, quell’aggiustamento avrebbe dovuto essere simmetrico, cioè l’inflazione generale dell’Eurozona avrebbe dovuto restare entro i parametri (o essere più alta, stando alla teoria economica, ma sorvoliamo), con un’inflazione tedesca molto più elevata in modo che l’inflazione bassa del Sud Europa potesse produrre la necessaria «svalutazione interna».

In realtà, però, l’inflazione tedesca non è salita ed è in diminuzione.

L’inflazione generale dell’euro è ben inferiore al target e i Paesi del Sud Europa sono stati costretti a una deflazione molto dolorosa che ha aggravato il fardello del debito.

E poi i tedeschi dicono che loro i problemi li hanno affrontati, perché i Paesi del Sud Europa non dovrebbero fare altrettanto? Be’, perché il Sud Europa ha giocato rispettando le regole, ma quando era in difficoltà, le regole sono state cambiate a suo sfavore.

Vi chiederete che cosa avrebbe potuto evitare questa situazione?

La Banca centrale europea avrebbe dovuto perseguire un’espansione monetaria aggressiva quando il problema inflattivo è diventato evidente e poi ci sarebbe voluto un intervento deciso per controbilanciare l’austerità fiscale nel Sud Europa con l’espansione nel Nord. E, invece, per anni l’ossessione dell’inflazione e del deficit ha potuto imperversare indisturbata e ora la situazione è molto vicina a un punto di non ritorno.

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