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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2015 alle ore 10:11.
Il premier Narendra Modi l’aveva promesso in campagna elettorale e poi assicurato non appena insediato: sotto la sua guida l’India sarebbe tornata a tassi di crescita sostenuti, tanto da superare in velocità anche il rivale e modello di sempre, la Cina. Promessa praticamente già mantenuta, anche se per merito della statistica piuttosto che delle politiche economiche.
Ieri (30 gennaio) il governo ha corretto i dati relativi alla crescita degli ultimi due anni fiscali (in India l’esercizio va da aprile a marzo), sulla base di una nuova metodologia adottata per rilevare il Pil. Il risultato consegna a New Delhi un’espansione del 6,9% per il 2013/14, contro il 4,7% calcolato in precedenza. Ogni cinque anni le autorità ripetono questa operazione, cambiando, tra le altre cose, l’anno base di riferimento, che d’ora in avanti sarà il 2011/12 anziché il 2004/05. Il nuovo sistema di calcolo permetterebbe poi di misurare meglio settori informali sotto-rappresentati e incorpora dati prima non considerati sulle micro-imprese e sulla produzione e l’acquisto di smart phone e televisori Led. Inoltre, viene abbandonato il calcolo fin qui utilizzato del Pil al costo dei fattori e si passa al Pil a prezzi di mercato, utilizzato internazionalmente.
Il prodotto interno lordo dello scorso anno lievita così da 104.770 miliardi di rupie a 113.500. E gli indiani si scoprono più ricchi: il reddito medio annuo pro-capite sale da 74.380 a 90.388 rupie. Riflessi ci saranno anche sul calcolo del deficit del conto corrente e di quello di bilancio, che scenderanno. «Con questa mossa, l’India - spiega Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano - si avvia verso un percorso di monitoraggio più attendibile dell’andamento del proprio sistema economico cercando di mettersi al passo dei Paesi più evoluti. È da accogliere con favore questo cambiamento, in quanto permetterà ai decisori politici interni e alla comunità finanziaria internazionale di avere un quadro più preciso dell’economia indiana. È tuttavia anche certo che la modifica introdotta aiuterà il premier Modi nell’attuazione di politiche maggiormente espansive nel rispetto del target di deficit di bilancio».
Il tasso di crescita del 2012/13 è stato a sua volta corretto al 5,1 dal 4,5%.
La nuova metodologia è stata raccomandata dalle Nazioni Unite nel 2008 e renderà i dati sulla crescita indiana comparabili con quelli delle economie sviluppate.
Con queste nuove misurazioni, diventa ancora più probabile il sorpasso ai danni della Cina per ritmo di crescita, già pronosticato per il 2016 dall’Fmi nelle previsioni rilasciate a ottobre. L’economia cinese, che quest’anno ha raggiunto quota 10.400 miliardi di dollari, resta però cinque volte più grande di quella indiana (cira duemila miliardi).
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