Dalla finanza all’economia reale. La tavola rotonda “Il sistema bancario e il settore corporate”, organizzata da Assiom-Forex con Radiocor-Il Sole 24 Ore, affronta i temi dell’incontro fra sistema bancario e tessuto industriale italiano con le testimonianza di Andrea Pontremoli, ceo e general manager di Dallara Automobili, Federico Ghizzoni amministratore delegato di Unicredit, Flavio Valeri chief country manager di Deutsche Bank e Guido Damiani presidente e amministratore delegato di Damiani, coordinati dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano.
Le testimonianze dal mondo dell’impresa
Il primo esempio di eccellenza italiana nell’innovazione e nell’internazionalizzazione è quello di Dallara Automobile, azienda che produce auto da corsa commerciali e realizza il 96% del fatturato al di fuori dell’Italia. In Italia lavora per clienti del calibro di Ferrari e Lamborghini. La società, che investe il 20% del proprio fatturato in innovazione, punta su tre peculiarità: la progettazione in fibra di carbonio per realizzare auto leggere, lo studio dell’aerodinamica e la simulazione di guida con super-computer, racconta il ceo di Dallara Automobili. E proprio in quest’ultimo ambito la società ha puntato a esplorare ambiti nuovi testando la guida di modelli non ancora realizzati, grazie all’uso di modelli matematici.
«Stiamo diventando un’azienda di software. Vendiamo modelli matematici. Ad esempio Pirelli è venuta da noi con 27 tipi di gomme diversi da testare, tutti su una chiavetta usb e hanno potuto scegliere attraverso la simulazione quello più opportuno da usare» racconta Pontremoli, specificando che la società investe la propria liquidità, non chiede credito alle banche. «Ogni anno reinveste gli utili in azienda. Investiamo la nostra liquidita' non chiediamo niente a nessuno» afferma l’amministratore delegato Andrea Pontremoli nel corso della tavola rotonda, sottolineando che da parte delle banche sulla base della sua esperienza c’è scarsa capacità di ascolto delle esigenze finanziarie per la crescita.
Banca e impresa
Pontremoli chiarisce con un esempio: «Ho la fila dei private banker, sono molto preparati e ti ascoltano per capire le tue esigenze» per investire i tuoi risparmi. «I corporate banker, invece, hanno qualcosa da venderti, non sono interessati cosa faccio. Ci vogliono professionisti in grado di capire dove azienda sta andando, il corporate - aggiunge il top manager della Dallara nella tavola rotonda moderata da Roberto Napoletano - deve sapere proporre gli strumenti di crescita adatti a me non quello che deve vendere lui». A Pontremoli risponde Valeri spiegando come il settore della Dallara sia talmente specifico che per fornire un servizio adeguato le banche dovrebbero fare un investimento nell’assumere esperti per comparti specifici. Diventa, così, più semplice fornire servizi a settori più conosciuti e che danno dei parametri di confronto per leggere il business.
Il supporto del credito
Sul fronte delle banche Ghizzoni sottolinea come ci sia una ripresa delle domanda di credito: «Avevamo preso circa 8 miliardi nell’asta Tltro di settembre e avevamo un target interno di usarli entro giugno. In realtà li abbiamo esauriti questa settimana e abbiamo già domande in corso per altri 3-4 miliardi». L’ad di UniCredit ha precisato che le richieste di finanziamento sono soprattutto «a medio termine» e arrivano «da aziende liquide e con rating elevato». Fattori che fanno dire a Ghizzoni che si tratta di liquidità chiesta per fare investimenti. Anche per questo secondo il banchiere «negli ultimi 3-4 mesi iniziamo a vedere una maggiore dinamicità e ci sono le condizioni perché ci sia una svolta». «È un periodo in cui sto tornando a divertirmi, finalmente - ha proseguito - A me piace fare banca sul campo, non mi sento banchiere ma bancario e oggi sento un’aria frizzantina, sento che qualcosa si muove e per me questa è goduria pura».
Per quel che riguarda l’innovazione, poi, Ghizzoni ricorda come non sia qualcosa di estraneo al sistema bancario, soprattutto negli ultimi anni. «UniCredit fino a tre anni fa non aveva un dipartimento di It. Abbiamo costruito un team di giovani, molti di questi senza una preparazione bancaria, che fanno ricerca e sviluppo per noi e per i nostri clienti». Il piano industriale quinquennale del gruppo prevede investimenti annui per un milairdo, di cui qualche centinaia di milioni vanno proprio alla ricerca digitale. Unicredit, poi, investe anche in start up ed è aperta ad eventuali alleanze future per potr competere nel FinTech, aveva raccontato Ghizzoni a margine della tavola rotonda.
La case history delle aziende familiari
Un’altra esperienza di azienda, invece, viene portata da Guido Damiani, terza generazione dell’impresa familiare partita da 50 milioni di fatturato tutti realizzati in Italia. «Le banche hanno avuto fiducia di noi anche se i margini non erano altissimi e l’azienda aveva appena vissuto un cambio generazionale. Le banche, comunque, ci sonos tate vicine e hanno finanziato la nostra espansione nel retail permettendoci di diventare un brand internazionale anche se siamo ancora piccoli fra grandi». spiega Damiani.
L’imprenditore del comparto dei gioielli non manca, però, di sottolineare come negli ultimi anni il clima sia cambiato: «Oggi vediamo una grandissima difficoltà nei rapporti banche e imprese. Nonostante i tassi bassi e l’iniezione di capitale nel sistema, gli spread restano alti e i tassi pagati dagli imprenditori italiani sono più alti di quelli pagati dai competitor internazionali». Guardando avanti resta comunque la speranza di un cambiamento in positivo: «In questo momento c’è odore di ripresa e ci auguriamo che ci sia uno sforzo comune di tutti gli stakeholder del sistema per la ripresa».
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